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É una tragica vicenda quella di Virgilio Motta, tifoso nerazzurro e fondatore della Banda Bagaj (Inter Club del primo anello blu). Virgilio si é tolto la vita questa settimana. Lo ha fatto dopo tre anni di calvario. Succede tutto nel derby del 15 febbraio 2009. La Curva Sud si vede strappare uno striscione e scende al primo anello blu in spedizione punitiva. Il problema é che lì sotto non ci sono ultras nerazzurri, ma famiglie, bambini e i Bagaj. Scoppia una rissa che non può essere giustificata da uno striscione strappato e che finisce malissimo. Ci va di mezzo lui, Virgilio, nel peggiore dei modi. Non c'entra nulla (non é stato lui a strappare lo striscione) ma insieme ad altri cerca di difendersi dall'attacco e viene colpito in viso da un ultras della Sud. Virgilio in questo scontro perde l'occhio sinistro.
Il processo stabilisce pene comprese tra i sei mesi e i quattro anni e mezzo di reclusione per i sei ultras rossoneri coinvolti nella vicenda (lesioni aggravate e rissa). Il tribunale riconosce inoltre una provvisionale di 140.000€ a carico dei condannati. Non sarà così. I condannati vengono considerati nullatenenti. Virgilio deve rinunciare anche alla possibilità di sottoporsi ad un intervento chirurgico che lo avrebbe aiutato a recuperare in parte la vista. Pian piano le speranze lasciano spazio alla depressione. Poi un ultimo gesto disperato. Quello da cui non si torna indietro.
Morire per un derby e per uno striscione strappato é assurdo. Incomprensibile. Come lo é un gruppo di ultras che decide di accanirsi sui tifosi normali infrangendo un codice universalmente riconosciuto da tutte le curve. Noi della redazione di Fcinter1908 non possiamo che stringerci intorno alla famiglia e ai Bagaj per ricordare Virgilio, nella solidarietà di un dolore silenzioso. Perché quanto successo non finisca veloce nel dimenticatoio. Perché la prossima volta a pagare sia chi ha offeso e picchiato e non chi cercava inutilmente di difendersi. Niente vale una vita persa. Figuriamoci il calcio.
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