editoriale

Arrivederci…CIC!

Fabrizio Longo

Ricordate “Write the future”? Era lo slogan che campeggiava sulle maglie dei campioni d’Europa in quel 22 Maggio 2010. Scrivere il futuro. Nel calcio gli strumenti sono la programmazione, il settore giovanile, un progetto, e...

Ricordate "Write the future"? Era lo slogan che campeggiava sulle maglie dei campioni d'Europa in quel 22 Maggio 2010. Scrivere il futuro. Nel calcio gli strumenti sono la programmazione, il settore giovanile, un progetto, e qualcuno che sappia "scrivere" in campo: qualcuno che sappia scrivere e dettare tempi di gioco come fosse un metronomo, uno che scriva il proprio nome su ogni assist, come chi sa quello che con la palla si deve fare: verticalizzare, dribblare, accelerare. Serve uno che prenda in mano la squadra e che abbia "scritto" 10 sulla maglia, serve un Mateo Kovacic. Trentacinque o quaranta milioni che siano sono tanti. Ma chissenefrega dei soldi, a noi piace il calcio e Kovacic di calcio ne sa "scrivere tanto".

Nel calcio italiano però, per scrittori come lui (o Coutinho) non c'è quel foglio bianco che gli consentirebbe di riversare e scrivere tutto l'inchiostro che ha, il talento. Kovacic è uno che accarezza la palla con una semplicità disarmante e con un tempismo quasi sadico per gli avversari, ma il suo pezzo pregiato sono gli assist, il sevizio all'attaccante che taglia e và in profondità. In Italia, l'Inter e Kovacic spesso si sono inceppati contro squadre (la stragrande maggioranza), che si chiudono in difesa, fanno ostruzionismo e ripartono.

E' per questo che il calcio italiano è così triste: non c'è intensità, la fisicità spesso conta più della qualità, a quelli come Kovacic il calcio italiano non può che andare indigesto. Troppo tattico per uno che sarebbe capace di sovvertirla la tattica se non fosse così ostentata e maniacale. Ma Kovacic all'Inter non è stato un fallimento, è stata un'occasione persa per entrambi. Mateo è stato l'uomo giusto nel posto sbagliato. Ma ci ha fatto divertire, ci ha fatto strabuzzare gli occhi e fatto alzare in piedi, come quando l'Inter perdeva in casa con la Lazio e si inventó quel gol pazzesco al volo.

Purtroppo ci ricorderemo solo di oasi di bellezza in un deserto di problemi, di mancata collocazione tattica, di bocciature, di "è troppo discontinuo". L'hanno provato da mediano ma "non ha il fisico", l'hanno provato da mezzala ma "non ha la corsa e i tempi d'inserimento", l'hanno provato da trequartista ma "deve partire da dietro per non sbattere nel muro, non deve giocare spalle alla porta". La verità è che se dopo due anni e mezzo non gli si è ancora trovato un ruolo, non è perché non ne sappia fare uno, ma perché per uno come lui che ha sempre avuto il dito puntato contro da tutti, forse anche per invidia, è stato sbagliato toglierlo dal campo alla prima brutta prestazione.

È uno che ha bisogno di essere coccolato, gli si deve consentire di sbagliare e di inquadrarsi in un ruolo con continuità. Perché siamo sinceri, uno come lui i ruoli del centrocampo potrebbe farli tutti, e bene. Come detto, poi, è uno che detta i tempi, serve l'assist: gli si deve correre intorno e fargli i movimenti, e i compagni non gli sono mai stati d'aiuto. È arrivato nella disastrata e infortunata Inter di Stramaccioni, ha proseguito nell'anticalcistica Inter mazzarriana ed è arrivato ad ora con Mancini che, diciamola tutta, non l'ha mai visto benissimo, tanto da metterlo esterno. Ma se nonostante questo lo compri a 15 e lo rivendi a 35/40 milioni, vuol dire che qualcosa di buono l'ha fatta vedere, no?

È per questo che la sua cessione a queste condizioni è la mossa giusta. A Kovacic l'Inter e il calcio italiano vanno troppo stretti. Ausilio ha fatto un gran colpo a vendere a queste cifre uno che rischiava di non essere titolare e per cui le cose non sarebbero cambiate. Di sbagliato ci sono i tempi però, il campionato inizia fra una settimana e ad una settimana dall'inizio del campionato l'Inter perde il suo giocatore più tecnico, il suo numero 10: questo non è un gran segnale di programmazione, e sappiamo quanto la programmazione serva per "scrivere" quel futuro che i tifosi aspettano di vedere da quel 22 Maggio 2010 e di cui Kovacic, in un contesto diverso, sarebbe potuto diventare l'autore. È stato un piacere Mateo.

Twitter @FabriJZLongo