editoriale

ARROGANTOPOLI

Diciamo le cose come stanno.  Nel ritorno di Coppa Italia, tra Inter e Juventus, tutto sembrava già scritto. All’andata i nerazzurri avevano perso 3 a 0. Ribaltare il risultato? In pochissimi credevano che l’Inter sarebbe riuscita a...

Sabine Bertagna

Diciamo le cose come stanno.  Nel ritorno di Coppa Italia, tra Inter e Juventus, tutto sembrava già scritto. All'andata i nerazzurri avevano perso 3 a 0. Ribaltare il risultato? In pochissimi credevano che l'Inter sarebbe riuscita a trovare soluzioni diverse da quelle mostrate in campo negli ultimi due mesi di insofferenza. Non crediamo alle magie e quindi ci aspettavamo una partita dignitosa, che riscattasse la brutta figura in campionato (sempre contro i bianconeri) ma non certo una battaglia su ogni pallone, con tutte le credenziali per scrivere una pagina storica di rimonta. Al terzo gol qualcuno ha iniziato a crederci. Poi sono arrivati i supplementari con le occasioni e la battaglia che i nerazzurri hanno continuato a condurre, nonostante le forze stessero per venire a mancare. Infine i rigori spietati e crudeli per definizione. Come quella palla di Palacio che si è incaponita sulla traversa ad un niente dalla meritata gloria.

E' stata una partita indubbiamente strepitosa, che probabilmente ci saremmo goduti di più se non fossimo stati tifosi dell'Inter. Una prestazione della quale andare orgogliosi, anche se senza esagerare. Ad incorniciarla con tale ammirazione rischiamo di dimenticarci che esiste un presente da riscattare (nello stesso modo) ed un futuro da scrivere. La strada è lunga, insomma. Le occasioni per provare a ripeterci sono ancora tante. E non possono più essere fallite.

Sponda Juventus è successa una cosa buffa. Fino al rigore di Bonucci la paura di venire eliminati da una squadra in crisi come l'Inter, dopo aver preso tre gol (e non succedeva dalla partita con il Barcellona), dopo che Allegri aveva spergiurato che la tensione in campo sarebbe stata comunque alta, dopo che il Triplete era già quasi cosa fatta (si sa, a Vinovo sono esperti di quasi Triplete), era piuttosto tangibile. Una paura fisiologica che non ha tardato a trasformarsi in una sempre fisiologica euforia, una volta che Bonucci ha sigillato la qualificazione in rete. 

Poi si è semplicemente oltrepassato il limite. Anche qui aggiungerei in maniera piuttosto fisiologica, per quello che è stato ed è dalla notte dei tempi lo stile bianconero. Tuttosport si è sbizzarrito e dopo aver titolato che così era ancora più bello (vincere ai rigori proprio contro i nerazzurri), le dichiarazioni che avrebbero potuto, data la prestazione, attenersi ad una comprensibile felicità sono invece scivolate nella smania di voler irridere l'avversario in maniera tracotante. Cosa assolutamente fisiologica tra tifosi, forse un po' meno pertinente sulle pagine dei giornali che non sono (o non dovrebbero essere) per natura uguali a fanzine distribuite sulle tribune dello stadio di appartenenza).

"Godopoli". Questo il titolo della prima edizione di Tuttosport di stamattina. Con la solita frustrata allusione a Calciopoli, ricca di un astio che invece che essere diretto contro i responsabili di quello che è stato uno degli scandali più riprovevoli del nostro calcio (Moggi, Giraudo, ecc...) continua a rivolgersi all'Inter. D'altronde nulla di tutto questo ci stupisce più di tanto. Da una tifoseria e una società che ancora si rifiutano di accettare le sentenze più e più volte ribadite nelle sedi competenti, tutto questo non può davvero stupire nessuno. E' lo stile che ai bianconeri è sempre piaciuto. Lo stile dell'arroganza. Arrogantopoli, se vi suona meglio.

Twitter @SBertagna

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