editoriale

Ausilio aveva un diktat, difficile chiedergli di più. Manca una punta ma è Inter più forte

L’ultimo giorno di mercato spessa altera giudizi che sembravano radicati e cambia prospettive e sentimenti. E così un mercato che era stato giudicato come minimo “intelligente”, quello dell’Inter, diventa improvvisamente...

Daniele Mari

L'ultimo giorno di mercato spessa altera giudizi che sembravano radicati e cambia prospettive e sentimenti. E così un mercato che era stato giudicato come minimo "intelligente", quello dell'Inter, diventa improvvisamente imbarazzante e un mercato giudicato imbarazzante, quello del Milan, diventa brillante dopo la cessione di quello che, parola della stessa dirigenza del Milan, era forse il miglior prodotto del settore giovanile, sostituito da un giocatore che i tifosi dell'Inter snobbavano finché non l'hanno preso i cugini.

Ma si sa: il mercato è così. Le valutazioni a caldo sono spesso irrazionali e forse anche il mio giudizio, altrettanto a caldo, sul mercato dell'Inter sarà oggetto di critiche e, perché no, anche qualche insulto.

Ma il mio giudizio sull'operato di Piero Ausilio resta positivo, convintamente positivo. Il dt nerazzurro aveva un diktat ben preciso: il bilancio doveva essere chiuso in pareggio o comunque con una perdita risicata. Autofinanziamento allo stato puro. E così è stato. Ausilio ha comprato tutti i giocatori con la formula del "pagherò" e ha venduto tutti i giocatori con la formula dell' "incasserò". Scommesse in entrata, scommesse in uscita. A seconda di quanti di questi giocatori si affermeranno l'Inter avrà economicamente successo o meno. Un esempio su tutti: Ricky Alvarez. Incassare a giugno del 2015 12 milioni di euro per un giocatore ormai impossibilitato a restare a Milano sarebbe manna dal cielo e la salvezza del Sunderland non è poi così impossibile.

Altro esempio: Pablo Daniel Osvaldo. Vista la mancanza di competizione, giocherà tanto, tantissimo. Dovesse fare una grande stagione, riscattarlo a 5 milioni in meno rispetto all'eventuale introito di Alvarez sarebbe un colpo geniale. Tanti "se", come vedete. Ma quando di soldi non ne hai devi agire di fantasia. E scommettere. E l'Inter ha scommesso.

Manca una punta ed è verissimo. La cessione di Botta è stata forse frettolosa ma è il ragazzo che ha spinto tantissimo per una stagione da protagonista assoluto. Si spera che un anno da titolare paghi i dividendi a giugno.

Ma non si può negare che l'Inter di quest'anno sia più forte, più quadrata di quella dell'anno scorso, con nuova linfa a centrocampo e una difesa che spesso si avvarrà dell'aiuto di Gary Medel, già abituato a fare il centrale in Nazionale.

Tranne Roma e Juventus, le lacune le hanno tutte. La Fiorentina non ha sostituito Giuseppe Rossi (in bocca al lupo al più grande talento del calcio italiano), il Milan ha tante incognite (Torres su tutti), il Napoli non ha fatto quel salto di qualità che ci si aspettava.

L'Inter c'è. E' incompleta (ma Bonazzoli e Puscas vengano considerati seriamente in momenti di emergenza, altrimenti i discorsi sulla cantera rischiano di essere mera propaganda) ma complessivamente più forte dello scorso anno. E, in fin dei conti, deve tenere duro fino a gennaio, quando eventualmente si potrà "riparare" a questo turbolento ultimo giorno di mercato.

Ma non ci sono scuse e non ci sono alibi: la squadra può e deve fare bene, confidando anche nella buona sorte e nella salute dei tre attaccanti. Più importante, a questo punto, di un Bonaventura preso sul gong.