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E dopo setti minuti ecco polverizzarsi tutte le certezze faticosamente conquistate. Sarebbe bello poter dare la colpa a qualcuno. Forse ci farebbe sentire meglio. Al terreno, al freddo, alla "spregiudicatezza" nell'averlo fatto giocare. Doversela prendere con il destino beffardo è invece una brutta cosa. Significa ammettere la nostra impotenza. I nostri inutili sguardi che seguono un movimento da subito profondamente sbagliato. Gli stessi sguardi che quando Diego cade, seguendo una torsione malvagia, non riescono a guardarlo. Non potrebbero reggere il suo sguardo pieno di dolore. Guardarlo negli occhi significherebbe dirgli che tutto andrà bene ed è evidente che in quel momento tutto sta andando a rotoli. Milito è uno che combatte. Ha a che fare con quell'aria un po' malinconica di chi è abituato a lottare per le cose che vuole. Con il sudore e con le lacrime. E' enorme il dolore per un infortunio capace di mortificare in questo modo un giocatore. E' altrettanto allarmante la preoccupazione per un Inter che sulla sua grandezza aveva costruito l'attacco.
Ci sono delle colpe, certamente. Quella di aver sottovalutato il fardello piuttosto pesante destinato a Diego. Non si è certo fatto male per questo. Ma l'eventualità che potesse subire un qualsiasi infortunio (magari non di questa entità) andava forse considerata. I rimedi all'assenza di Milito, oltre a Palacio e Cassano, contemplano Rocchi e non possono più contare su Livaja. Sappiamo tutti che nessuno attualmente è in grado di replicare i suoi movimenti in campo, essere così pericoloso, ispirare la manovra offensiva con la stessa intensità. Bisognerà inventarsi qualcosa e non sarà facile. Bisognerà che la squadra arrivi dove prima non riusciva. Nell'illusione di poter sentire un po' meno la mancanza di Diego tutti dovranno dare qualcosa in più. Le attenuanti, se non dovesse funzionare alla perfezione, ci sono tutte. Concedersele oggi, senza averci nemmeno provato, sarebbe l'errore più grande. Forza Diego!
Twitter @SBertagna
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