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editoriale
Il gol sfiorato da Ranocchia ad uno sputo dall'inizio della partita avrebbe dovuto esserci di monito. Certi segnali vanno tenuti nella massima considerazione e non ignorati con leggerezza. Per 90 minuti, con i doverosi alti e bassi, si è vista una sfida equilibrata, a tratti divertente, a tratti scoppiettante. Da entrambe le parti azioni clamorose, legni e brividi. Ma la dura legge del calcio difficilmente perdona, sicuramente non in serate predestinate come questa. Gol mancato, gol subito. Certo, nessuno se lo aspettava al 90°. Non dopo i recuperi monumentali di Lucio, non dopo le manovre al limite della perfezione di Wesley (guerriero vero), non dopo quella vertiginosa vicinanza alla porta di Eto'o e Cambiasso in un bel paio di occasioni. Anche se, stasera non siamo stati di certo perfetti. Chivu ha faticato tantissimo a contenere le spinte sulla sua fascia, intervenendo poco e male. Il Cuchu, irriconoscibile, vaga per il campo senza una sua precisa collocazione, non corre, non anticipa, non interagisce con la dinamica del gioco. Perchè? I tedeschi, dal canto loro, hanno dimostrato quanto promesso. Velenosi e tenaci fino all'ultimo maledetto secondo. Ma se Kraft ha parato l'impossibile, il centrocampo del Bayern ha perso spesso palloni buoni e la difesa non ha brillato. Era importante approfittarne. Verso il 90° l'epilogo sembrava ormai scritto. Uno 0-0 che ai nerazzurri andava sicuramente stretto. Poi una disattenzione fatale. Tiro, respinta incerta (l'unico errore della serata, Julio, l'unico), gol. Cercare una spiegazione razionale a quella palla che entra a bruciapelo, dopo aver centrato qualsiasi cosa tranne la rete, è perfettamente inutile. A volte le cose accadono e la spiegazione non è ragionevole. A volte la spiegazione c'è, ma è fatta di termini irripetibili...
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