Se davvero pensassimo che il calcio non è più quel gioco appassionante dove all’unisono si emozionano tifosi e giocatori, gli stadi non sarebbero mezzi pieni, sarebbero deserti. Se davvero pensassimo che è tutto solo business, senza più lo straccio di una bandiera e di un’ideale, non ci sarebbe davvero nessuna ragione valida per rimanere incollati con gli occhi a undici giocatori che rincorrono una palla. Invece, ogni tanto, inaspettata, arriva la conferma che in questo mondo c’è (e ci auguriamo ci sarà sempre) posto per i sogni. Detto questo la nuova Inter formato Rafa è stata, per quanto poco possa contare nell’economia di una stagione un’amichevole, sorprendente. In campo si è vista una squadra corta e caparbia, con un gioco impreziosito da tocchi di prima. E come in tutte le amichevoli che si rispettino si è intravista qualche faccia nuova rallegrata da qualche piacevole conferma. Coutinho ha già mostrato di che pasta è fatto: un incredibile talento in erba, che sta già cercando il giusto feeling con i veterani delle passate stagioni. Oltre a lui in campo si sono visti altri ragazzini come Natalino, Nwankwo, Dell’Agnello, Biabiany. E poi un certo Cristiano Biraghi, classe 1992. Un diciassettenne nato a Cernusco sul Naviglio, che dal Carugate, piano piano, è arrivato a giocare in prima squadra, anche se solo per qualche amichevole. A volte anche i sogni più pazzeschi si realizzano. Biraghi insacca in rete all’incrocio con un destro da venti metri. Un gesto atletico sorprendente. Di quelli che ti capitano una volta e non ci credi. La sua espressione trasudava incredula gioia per aver segnato un gol (e che gol!) nella squadra Campione d’Italia e d’Europa, abbracciato da giocatori che fino a qualche anno fa gli facevano compagnia sull’album delle figurine Panini. In tempi di magliette gettate per terra e malamente calpestate e di trattative serrate per strappare un milione di euro in più, una faccia pulita come quella di Cristiano Biraghi, che segna e si emoziona, ci rasserena. Nella sua estrema e immediata semplicità questa è l’immagine del calcio che ci piace. Quella faccia pulita è l’immagine dell’Inter che ci piace…
editoriale
BIRAGHI E QUELLA FACCIA PULITA CHE CI PIACE…
Se davvero pensassimo che il calcio non è più quel gioco appassionante dove all’unisono si emozionano tifosi e giocatori, gli stadi non sarebbero mezzi pieni, sarebbero deserti. Se davvero pensassimo che è tutto solo business, senza più lo...
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