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4 ore e 36 minuti costretti ad un tavolo per concludere che cosa? Un incontro è sempre costruttivo, tutto è utile. È stato un incontro molto lungo, cordiale e corretto. Il rapporto (tra Moratti e Agnelli) è stato sereno, mai nessuno ha alzato la voce, nessuna incomprensione, solo ognuno ha ribadito le proprie posizioni e non è stato possibile trovare un accordo. Sono state ore di confronto civile fra posizioni che restano molto distanti. 4 ore e 36 minuti per fingere cordialità, apertura e voglia di voltare pagina. 4 ore e 36 minuti per arrivare alla strabiliante conclusione che le posizioni degli invitati sono troppo distanti. Ma davvero?
E' ora di smascherare questa farsa del tavolo della pace, che così come era partita poteva avere un senso. Di certo lo ha perso nel momento in cui l'incontro si è ridotto ad un confronto delle posizioni senza un intervento di un'autorità superiore che suggerisse una via d'uscita. Petrucci aveva assicurato che non si sarebbe fatto imporre né gli invitati né le portate da nessuno. Purtroppo invece, da quanto si evince, hanno prevalso i desideri dei presenti. Ognuno con la sua richiesta, ognuno con la sua piccola provocazione. Come si fa a mettere la parola FINE ad una storia che è ancora apertissima? Come si può pretendere di voler mettere mano ad una pagina di storia così complessa, senza tenere conto di quanto emerso e deliberato nel processo di giustizia ordinaria? Semplicemente sedendosi ad un tavolo e chiamandolo della pace?
Federazione e Juventus hanno un problema. La prima aveva probabilmente lasciato intendere qualche anno fa che ci fosse spazio per una revisione storica, aveva avviato un'inchiesta (prolungatasi nel tempo), ma al momento di dare una risposta al club bianconero aveva incominciato ad indietreggiare. Già, perché quella risposta (facile facile) la si sarebbe dovuta pronunciare nel momento in cui Agnelli aveva presentato il ricorso. Un'indagine su fatti caduti in prescrizione. Che ha provocato pretese inaccettabili. Soprattutto in virtù dei segnali piuttosto forti pervenuti nel corso e dalla sentenza del processo di Napoli. L'associazione per delinquere esisteva e, caso strano, i maggiori implicati sono coloro che hanno ricoperto per un periodo temporale lungo dieci anni le massime cariche di dirigenza presso la società bianconera (ma lì non se ne sapeva nulla, a quanto pare). Agnelli non arretra quindi nemmeno di un passo e il gelo del tavolo si deve anche a questo. Non ha nessuna intenzione di ritirare il ricorso al Tar con la richiesta di risarcimento danni per la bellezza di 443 milioni di euro. Inutile dire che questi soldi la Figc non li possiede.
Qualcuno si è esposto più di altri. "Noi volevamo sapere perché eravamo finiti in calciopoli - ha proferito Della Valle - per noi la questione si chiude quando ci verranno riconosciute le nostre ragioni". Cioè, qui ci troviamo ad uno stadio che precede tutti gli altri. Siamo nella fase dell'abc. Se Della Valle si aspettava di capire le ragioni del suo essere finito in Calciopoli (lo ricordiamo, 1 anno e tre mesi e 25.000€ di multa per frode sportiva nel primo grado di giudizio) allora di colpo comprendiamo lo sconcerto di Petrucci. Ci penserò due volte prima di rifarlo, ha sentenziato il presidente del Coni. A Della Valle suggeriamo di rileggersi semplicemente le sentenze. A Petrucci, la prossima volta, di allestire un buffet leggero e in piedi. La soluzione migliore per digerire i cattivi pensieri e prendere la porta alla prima dichiarazione fuori luogo...
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