Dobbiamo pagare, questo è evidente. Anche se ancora facciamo fatica a capire per che cosa. Di quale colpa si sono macchiati i nerazzurri? La brutta fotografia della finale di Coppa Italia ha inquadrato un livello di intolleranza nei confronti dell’Inter senza pari. Nemmeno ai tempi in cui la Vecchia Signora spadroneggiava e dettava legge sui campi, nelle trattative di mercato e in irripetibili conversazioni telefoniche, l’astio era così tangibile. Si avvertiva quasi in sottofondo un’aria rassegnata, come se il sistema fosse destinato a rimanere così. Immutato nel tempo. Invece, per la gioia di pochi e la sorpresa di molti, qualcosa è cambiato. Dicono che la squadra in testa sia sempre quella più odiata. Non l’Inter. I nerazzurri erano mal sopportati anche quando perdevano. Pateticamente irrisi. Oggi la situazione è sfuggita a ogni controllo. In una partita, che (hanno cercato di convincerci) si stava giocando in campo imparziale, siamo stati presi a calci e insulti senza che nessuno volesse intenzionalmente intervenire. La colpa era nostra. Ranieri l’ha detto. Abbiamo studiato tutto a tavolino. Volevamo un numero consistente di pedate. Le abbiamo chiamate a gran voce. Se dovete scegliere, abbiamo specificato, colpite i nostri pezzi più pregiati. E l’arbitro, solo ed esclusivamente per non contraddirci, ha acconsentito e lasciato correre. Ecco le colpe di cui ci siamo macchiati…1. MOU. E’ portoghese, sfacciato e trasparente. Per la struttura sociale e mediatica italiana solo un buffone ingestibile. Piovono i deferimenti ad ogni suo gesto e dopo ogni sua esternazione. In effetti ironizzare sull’offerta, del presidente del Siena ai suoi, di una discreta somma di soldi in cambio della testa dei nerazzurri era decisamente fuori luogo. Non c’è proprio niente da ridere… 2. BALOTELLI. Il suo problema è uno solo. Il colore della sua pelle è provocatorio, frustrante e irritante per la maggior parte degli italiani. Recentemente aveva goduto di una improvvisa ondata di simpatia, in perfetta sintonia con il suo periodo di rottura con l’Inter. Mario milanista e anti interista era una cosa. Mario preso a calci dal pupone intoccabile è tornato a essere quello di sempre. Uno sbruffone.3. TRASPARENZA. Un passato troppo lindo non va bene in un paese come questo. Qui l’unico alibi ammesso è che lo facevano tutti. Per provare questa tesi sono disposti a qualsiasi cosa. Anche a dissacrare le tombe dei nostri cari…4. ONESTA’INTELLETTUALE. Se ci regalano un rigore (scusate, non mi sovviene l’ultimo) siamo i primi a vergognarci. Se non ce lo danno ormai lo sappiamo. Eppure intorno il chiacchiericcio continua rumoroso. La Roma recrimina per l’arbitraggio sfavorevole nella finale di Coppa Italia. Pensate se Rizzoli avesse arbitrato in loro favore…5. BISOGNA SAPER PERDERE. Questo teorema non è solo alla base del calcio, ma della vita. Assimilarlo brucia. Ma se avete bisogno di qualche lezione venite da noi. L’incubo del 5 maggio non ci ha solo distrutto con una violenza irripetibile. Ci ha permesso di rialzarci. Ed arrivare fino a qui.6. UN PRESIDENTE. Il nostro è pacato. Un famoso sito nerazzurro, che ha fatto dell’autoironia una bandiera, ha addirittura stilato una scala dei gradi di arrabbiatura di Massimo Moratti. Il picco della sua indignazione lo ha portato a proferire parole come “questa è una cosa antipatica”. Ecco, noi non lo vogliamo scambiare con nessun altro presidente. Men che meno con quello, perennemente impegnato a sentenziare, della capitale.7. UN CAPITANO. La sua faccia pulita non ha bisogno di spot televisivi. Lui è così dentro e fuori il campo. Nel suo cv c’è scritto sono così buono da sembrare noioso. E infatti la gente si stanca facilmente delle storie a lieto fine. Meglio trovare mille giustificazioni ad un brutto gesto che sperare in un mondo migliore…8. DICONO DI NOI. Per essere sicuri che le squadre che ci affrontano, diano effettivamente il massimo, si scatenano per settimane invocando biscotti e biscottini. Se ci sono dei panni sporchi da lavare in famiglia arrivano i riflettori. Se abbiamo una partita importante puntuale arriva lo scandalo dell’ultimo secondo (uno starnuto fuori luogo di Mou o un’espressione annoiata di Mario in panchina). Noi non chiediamo un giornale che parli sempre bene di noi. Il silenzio sarebbe già un bel passo avanti…9. FOLLIA. Lo dice anche la canzone. Pazza Inter amala! Un tempo era folle e riusciva a perdere partite già vinte. Distruggeva i risultati faticosamente conquistati in un battibaleno. Ora è diventata ordinatamente consapevole. E ha imparato ad abbandonarsi ad una inedita follia. Quella di credere fermamente in ciò che fa…10. POVERI ILLUSI. In fondo al nostro animo (ultimamente molto in fondo) c’è ancora una piccola illusione che si adoperi per tutti la stessa misura. Che chiedere giustizia non sia considerato un gesto arrogante come un calcio a tradimento durante una partita di calcio. Che sia la buona fede a manovrare i provvedimenti, i deferimenti e le multe. Che questo campionato non risponda alla legge della giungla. Lo speriamo e in fondo questa è la nostra colpa più grave. Continuiamo a illuderci. Invano.
editoriale
BREVE DECALOGO DELLE COLPE NERAZZURRE
Dobbiamo pagare, questo è evidente. Anche se ancora facciamo fatica a capire per che cosa. Di quale colpa si sono macchiati i nerazzurri? La brutta fotografia della finale di Coppa Italia ha inquadrato un livello di intolleranza nei confronti...
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