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editoriale
Mentre si discute se Mario Balotelli, giovane fenomeno del calcio, valga 30, 35 o 40 milioni, se sia più produttivo tenerlo o venderlo, se commetterà più o meno errori di quanti ne abbia già commessi, mentre si discute tutto questo, qualcuno ha già deciso. Non è dato sapere al momento, se non per supposizioni immaginarie, che cosa abbia pesato in questa decisione. L'irrequietezza di un ragazzo che ha voglia di spaccare il mondo? La voglia di cambiare aria, grazie a "disinteressati" consigli? La sensazione che sia meglio essere straniero in un paese straniero, piuttosto che in quello in cui sei nato? O forse stiamo sbagliando proprio tutto. Forse nella logica di un mercato come questo non c'è spazio per pensieri confusi e romantici. Eppure nel caso di Mario è come se stessimo ancora aspettando qualcosa. Un gesto in grado di poter cancellare quella maglia gettata a terra non c'è. Il tempo, forse solo quello poteva lenire le ferite. Ma come direbbe il buon vecchio Liga, non è tempo per noi, Mario. Ora ci saranno i saluti, per i rimpianti, se mai verranno, c'è tutta una vita davanti. Adesso c'è una carriera da costruire, un posto nuovo dove mettere radici, un pubblico da conquistare. Il posto in nazionale, quello dovrebbe essere finalmente una certezza. E' arrivato con una telefonata, che ha chiuso definitivamente un'era. Non importa quanto vincerai Mario, ma come. E puoi anche deciderti di non affezionarti a nessuno, come hai fatto finora. Questo però non ti impedirà di provare delle emozioni. Al di là dei tuoi gol, al di là della tua bravura. Nessuno gioca solo per se stesso, non dimenticartelo mai. Buone cose, Mario!
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