editoriale

Caro Forlà n, l’Inter non è l’oratorio

Lorenzo Roca

Pazza. Mai aggettivo fu più appropriato per definire la prima squadra di Milano. Non c’è occasione in cui tale parola possa essere smentita, anzi, viene riconfermata a ogni pié sospinto. Ultimo esempio? Inter-Atalanta di domenica scorsa,...

Pazza. Mai aggettivo fu più appropriato per definire la prima squadra di Milano. Non c’è occasione in cui tale parola possa essere smentita, anzi, viene riconfermata a ogni pié sospinto. Ultimo esempio? Inter-Atalanta di domenica scorsa, partita con un tasso soporifero abnorme, tanto elevato da spingermi a proporla come rimedio omeopatico al prossimo congresso: “Insonnia acuta, sconfiggiamola”. In tale scenario onirico, qualcosa doveva accadere per destare i tifosi e dar lustro a quell'aggettivo che tanto anima il mondo tinto di nerazzurro.

Al 32° minuto del tempo II o giù di lì, all’acme della curva morfeica, ci ha pensato Diego Forlàn, il giocatore uruguagio dalla chioma flava, caratterizzato sinora più per la sua somiglianza con il cantante statunitense Michael Bolton che per la frequenza di marcature nelle reti avversarie. Sor Claudio dalla panca nota che il pur ottimo Poli è sfiancato e decide di osare, inserendo un attaccante, che sia però disposto però a fare anche qualche corsetta in più per dar manforte a un reparto a corto di ossigeno e muscoli. Il prescelto è Forlàn, che però più o meno gentilmente declina l’invito perché non se la sente. Manco fosse un ballo in maschera. Ranieri è quindi “costretto” a virare sul giovane batavo Luc Castaignos, che entra e gioca in un ruolo non suo. Che dire, analizziamo con vis critica l’operato di ciascun attore della suddetta pièce.

Ranieri, per il bene della squadra, si è dimostrato esemplare nella situazione, forse anche troppo, dato che si è quasi fatto passare per stupido pur di difendere un suo giocatore, asserendo nel dopopartita che “Forlan non si è rifiutato di entrare. Gli ho chiesto se se la sentisse di fare un certo lavoro tattico e lui mi ha spiegato con molta onestà che non se la sentiva, quindi ho deciso di mettere Castaignos”. Ergo, si è rifiutato. L’impressione è che fosse dipeso esclusivamente da Ranieri, Forlàn sarebbe entrato eccome. Il mister ci tiene davvero all’Inter e si vede.

Quanto a Forlàn, o novello William Wallace, si rischia di piombare nella più retriva retorica, ma un professionista pagato tantissimo per giocare alla palla non può permettersi di dire che “non se la sente di fare la fascia”. Non esiste, mai nella vita. Per il suo stipendio sono davvero pochissime le cose che non sarei disposto a fare (sbizzarritevi pure con la fantasia…). Come se un garzone panettiere dicesse al suo titolare che fa solo panini tondi perché non se la sente di faticare tra rosette, sfilatini e ciabatte. Ceffoni & scarpate in sequenza al pretenzioso garzone.In una situazione del genere ci sono solo 2 motivi per un rifiuto: matrimonio (solo il proprio ovviamente) o morte imminente, le due cose, nei casi peggiori, possono anche coincidere. In ambito militare l’operato di Forlàn verrebbe considerato insubordinazione e ammutinamento. Una macchia gravissima. Viene alla mente il parallelo con il dialogo La Rosa-Schettino in occasione del naufragio della Costa Concordia: “Torni sulla nave!”, “Ma è buio…”. Un sedicente campione (ma ne siamo proprio sicuri?) dovrebbe essere esemplare, in ogni situazione, da quando si allaccia le scarpe in spogliatoio a quando sbaglia un gol fatto. Soprattutto per i compagni più giovani. È toccato invece all’acerbo Castaignos impartire una severa lezione all’esperto attaccante sudamericano, con tutti i rischi del caso: entrare in un ruolo non suo, giocare in una situazione difficile e peraltro non essendo particolarmente amato dal pubblico di San Siro. Prendi nota Forlàn. Segnati anche gli esempi di giocatori che si sono sacrificati pur di onorare la loro parcella e questa maglia (in periodi anche più tetri dell’attuale). Da Fresi a Cambiasso, da Zanetti a Eto’o.

Il presidente Moratti ha detto che il caso si è chiuso e non reputa la cosa “non grave”. Speriamo si tratti solo di una mossa strategica, atta a sedare i perfidi tifoni esterni che cercano incessantemente di svellere la baracca Inter, cui seguiranno adeguati provvedimenti. Da tifoso me lo auguro, così come mi auguro che al caporale Forlàn siano quanto prima rimosse le mostrine e venga congedato con disonore dal corpo dell’FC Internazionale.