editoriale

Cinema Inter, noir a prezzi stracciati

Lorenzo Roca

Le cose vanno male, malissimo, anzi pure peggio. Per gli interisti moderatamente agée come il sottoscritto sembra quasi di essere tornati agli anni bui in cui non si scorgeva nemmeno una fioca luce in fondo al tunnel. Altro che lamentarti caro...

Le cose vanno male, malissimo, anzi pure peggio. Per gli interisti moderatamente agée come il sottoscritto sembra quasi di essere tornati agli anni bui in cui non si scorgeva nemmeno una fioca luce in fondo al tunnel. Altro che lamentarti caro bimbo Filippo… baciati i gomiti e pensa a studiare. Questo tunnel però pare essere stato imboccato di nuovo dal carrozzone nerazzurro, in crisi di risultati, di identità e di bilanci. Una crisi a 360 gradi insomma, che tocca tutti, dai vertici alle basi della Cheope interista. Il malvezzo di queste tetre circostanze ha portato e porta tuttora il tifoso nerazzurro a scagliarsi contro l’allenatore, ovino sacrificale prediletto scelto per banchettare in questi momenti. Sir Claudio Ranieri, da aggiustatore, normalizzatore, condottiero capace di risollevare l’Inter da una situazione totalmente antistorica quale il rischio retrocessione, ora con un colpo di bacchetta magica da Sir è diventato Sor, un difensivista, incapace, Sor Fettina. Non mi accodo a questo carosello di detrattori ed espongo le ragioni per tale disacco(r)do. Premesso che Ranieri ha inanellato una serie di vittorie sulle quali nessuno avrebbe scommesso dopo l’allontanamento di Gasperini, e che probabilmente ci hanno evitato quest’anno il rischio antistorico della categoria inferiore, bisognerebbe concentrare l’attenzione sul materiale con cui sta lavorando il tecnico romano. Un materiale consunto e logoro che non ha scelto lui ma la società che, fatto salvo il caso straordinario Mourinho, ha da sempre agito di testa sua considerando l’allenatore un accessorio quasi fastidioso, un pupazzo di pezza da impallinare solo in caso di controversie e risultati negativi. Il Barbapapà Benitez chiese rinforzi: Kuyt e Mascherano, niente. Mastro Gasperini chiese, più modestamente, Palacio, fu venduto Eto’o e Palacio non arrivò. Sor Claudio chiese di non far partire Motta, Thiago è sotto la Tour Eiffel a libare croissant insieme all’altro transfuga Leonardo. Questo è quanto. Inutile prenderci in giro dicendo “Eh ma a Marseille Ranieri ha messo Obi al posto di Forlan, bisognava osare”. Osare? Dopo che sei stato impallinato da Lecce, Novara e Bologna in tre settimane, proprio in Champions League vai a osare? Si è perso solo per una distrazione di un singolo, un terzino balcanico che dice di giocare meglio da centrale e quando gioca da centrale dice che però le cose migliori le ha fatte da terzino. I vantaggi di essere un jolly difensivo, giocare in tanti ruoli, ma in realtà non eccellere in nessuno. Tornando a Marsiglia, lo 0-0 alla vigilia sarebbe stato sottoscritto da molti. Ovvio che Ranieri stia cercando di spremere il sangue dalle rape e non sempre ciò riesca. Si parla anche di Zeman per il futuro, personalmente sarei l'interista più felice del mondo, allenatore che diverte ed è perfettamente in linea con l'immagine di "pulizia" e signorilità che è nel nostro Dna e che altri non potranno mai sfoggiare. Ma a Zeman serve tempo, inutile prenderlo per poi al solito bruciarlo come carta velina. Purtroppo il cliché è sempre lo stesso, il resto lo fa la gratitudine che all’Inter è il criterio principe delle scelte societarie e spesso anche tra i tifosi è la cosa che trova maggiore riscontro. È un fatto che la dirigenza sia infarcita da amici, parenti e celebri ex che spesso capiscono poco o nulla di calcio e di gestione societaria. “Gli eroi del Triplete non si toccano” benissimo, ma i successi vanno onorati e lustrati anche dopo che si sono ottenuti, altrimenti rischiano di ossidarsi velocemente. A volte bisognerebbe lasciare da parte i sentimenti e ragionare per il bene dell’Inter. Mi rendo conto che sarò impopolare, ma da tifoso certe cose non si possono udire. Quali? Non si può sentire da Madrid Diego Milito che, nella magica serata della finale, dice: “Il mio futuro? Ho molte offerte, vedremo”. Non si può sentire il presidente Moratti, che come uomo possiede tutta la mia derrata di stima, che dice di rivolere un giocatore che si è permesso di buttare a terra con disprezzo la maglia dell’Inter nella cornice più bella degli ultimi 20 anni (Inter-Barcellona 3-1 del 2010). Non si può altresì essere concordi con l’aumento di stipendio costante avuto da Maicon, anno dopo anno, dietro continue minacce di addio. Tantomeno si può vedere Sneijder che scrive messaggi d’amore all’Inter, su Twitter bien sûr, quando a luglio era già con le valigie pronte per Manchester ed è palese che non ha più voglia di giocare a Milano. Altra frase abusata del vocabolario interista “Ah ma a fine anno, piazza pulita”. E come? Giocatori con ingaggi altissimi e scadenze lontane? Basti pensare che per “liberarci” di Muntari lo abbiamo dovuto regalare al geometra Galliani, dato che il novello Fabregàs ghanese non aveva nessuna intenzione di spostare le sue terga dalla montagnetta di euro su cui sedeva.Se vogliamo continuare a pensare in grande siamo liberissimi di farlo, per carità, sognare è sempre lecito, ma il film che vedrò nell’immediato è un film già visto e rivisto, che a noi interisti evidentemente piace molto: un noir, che dopo aver visto protagonista il malefico clan dei marsigliesi, questa volta sarà ambientato nello scenario del Golfo di Napoli, la cui trama si incentra sulla fine del rapporto tra Moratti e un allenatore. Spero con tutto il cuore di sbagliare sala al cinema…