- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
editoriale
Bentornati! E’ un po’ che non ci si vede! Quanto tempo è passato? Come dite? Non ci vediamo dal 22 maggio? Pazzesco. Come volano i giorni…
Beh amici, bentornati sulla terra. Ieri eravamo i marziani, oggi non più. In questo brusco risveglio c’è qualcosa di estremamente fisiologico e crudele. C’è tutto l’umano soffrire. La ruga che ad una certa età non ti risparmia. La consapevolezza che un’era sia finita. Ciò ovviamente non preclude al fatto che possa ricominciare, ma al momento l’umore è questo. Pessimo. Possiamo passare le ore a trovare colpevoli e alibi. Il (non) mercato, i moduli, l’allenatore, gli infortuni e la sfiga . Ma additare l’uno piuttosto che l’altro non servirà a cancellarci dagli occhi le immagini di un’inedita Inter, apatica e abulica. Spettatrice come in occasione del gol segnato dal Lecce. Quell’immagine contiene nella sua composta impotenza la chiave del nostro futuro risveglio. Tiriamoli fuori, gli attributi! Hai voglia a dire che tutti quei palloni con un po’ di fortuna l’anno scorso sarebbero entrati. Gol è quando palla gonfia la rete. E ieri l’ha gonfiata in una sola occasione dopo una settantina di minuti pieni di difficoltà, ripensamenti, cadute e leggerezze. Certo, quando non vuole entrare non entra. In quelle occasioni devi bramare la vittoria in un modo forsennato ed eccezionale. Devi andartela a prendere quella palla, tornando in difesa e ripartendo in attacco (bravo Obi!). E poi devi combattere, sudare, farneticare e infilarla in rete. Il calcio e i tifosi questo lo pretendono. Puoi non essere esteticamente pregevole e puoi anche avere un possesso palla meno intenso del tuo avversario. Puoi perdere con dignità. Ma quando ti si presenta l’occasione devi decidere del tuo destino.
Non ci sono ricette per guarire, come non c’erano ricette speciali per vincere una Champions dopo 45 anni. A volte, forse, basta semplicemente crederci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA