editoriale

Crediamo in Mancini, creatore del gioco e della mentalità . Di tutte le cose visibili ed invisibili

Che la stagione dell’Inter sarebbe stata difficile e piena di ostacoli lo si era capito sin da subito. 0-0 in quel di Torino, alla prima di campionato e prime critiche per Walter Mazzarri. Poi la giornata successiva il solco incolmabile e cioè...

Riccardo Fusato

Che la stagione dell’Inter sarebbe stata difficile e piena di ostacoli lo si era capito sin da subito. 0-0 in quel di Torino, alla prima di campionato e prime critiche per Walter Mazzarri. Poi la giornata successiva il solco incolmabile e cioè i fischi al tecnico nerazzurro al momento dell’annuncio delle formazioni in occasione di Inter-Sassuolo. Ecco li, noi tifosi interisti abbiamo capito: sarà lunga arrivare a giugno. L’evolversi delle vicende, poi, ha portato all’esonero del tecnico di San Vincenzo e alla nomina del suo sostituto: Roberto Mancini, non un tecnico qualsiasi, ma colui che aveva fatto iniziare a vincere l’Inter dopo anni e anni di digiuno.

Il tecnico è entrato in società con il piglio giusto ma le difficoltà e i problemi non sono affatto spariti: serve tempo e non è semplice far cambiare modulo di gioco a giocatori abituati per 18 mesi a giocare in modo diverso. Ora in molti si chiedono: ma come è possibile che l’Inter sia così bassa in classifica nonostante l’ingaggio del Mancio e un mercato invernale molto importante?

La risposta, oggi, forse, non ce l’ha nessuno, ma è evidente come non mai che tutto il popolo nerazzurro si debba accodare al presidente Thohir e credere nel Mancio. Il futuro potrebbe essere più roseo e i primi segnali si sono già avuti in questi quattro mesi. L’ex allenatore del City ha portato sin da subito un gioco nuovo, molto più propositivo con una difesa alta, anche a costo di prendere molti più gol, ma l’idea se si vuole diventare grandi è giusta. Poi sta cercando di cambiare la mentalità dei giocatori: “Siamo l’Inter”, ha detto più volte e una grande squadra deve giocare tutte le gare da protagonista e non avendo paura. Dobbiamo crederci, tutti insieme, perché oltre al lavoro sul campo, in sostanza le cose visibili, Mancini lavora anche alla questioni invisibili. Quali? Semplice: convincere giocatori a sposare il progetto nerazzurro, seminando tranquillità e ottimismo, il tutto finalizzato a ridare all’Inter i fasti di un tempo.Mancini, insomma, a differenza di Mazzarri, più conservativo, sta cercando di fare giocare l’Inter da grande squadra anche a costo di bruciare la stagione, ma lo scopo finale è preparare il futuro, non si può più rimandare.