editoriale

Dal Cayenne alla Panda 4×4. C’è un nemico per Thohir. È sfida di nervi…

Strano il tempo, talvolta stringe, mentre altre ne senti scandire la mestizia di ogni singolo secondo. Il desio la lancetta di lenti e frenetici 60 rintocchi, veicolo d’angoscia o fugace sollazzo. La brama del possibile godimento dilata le...

Alessandro De Felice

Strano il tempo, talvolta stringe, mentre altre ne senti scandire la mestizia di ogni singolo secondo. Il desio la lancetta di lenti e frenetici 60 rintocchi, veicolo d’angoscia o fugace sollazzo. La brama del possibile godimento dilata le misure temporali, il timore di non giungere a ciò ne accelera gli atti. La fretta di ottenere, opposta all'instabile agio di chi già possiede.

Il tempo, che quando corre spesso inganna, travolge e disordina anche le più disciplinate menti. Ingrato compito quello di un presidente, che a tutti questi fattori deve sommare la passione di centinaia di migliaia di tifosi in tumulto per il mancato acquisto del campione che rapisce sguardi e attenzioni dalle tribune. Folla nerazzurra, svigorita dalle odierne delusioni raccolte in ambito sportivo, ma sempre esigente come i fasti del lontano e recente passato impongono. Gli occhi dell’interista sanno riconoscere, apprezzare e coccolare il talento. L’estro di Lavezzi ne avrebbe appagato i capricci. Mentre Bonaventura ne sarebbe stato capace?

È davvero lui l’uomo di cui l’Inter aveva necessità? L’ex atalantino nel ruolo di deputato ad accendere la stessa platea che si è alzata in piedi ad applaudire le gesta dei vari Ronaldo, Ibrahimovic, Eto’o, Baggio e Milito? Le ottime doti del calciatore sono indubbie, ma almeno quanto la sua attuale inutilità in questa squadra. In tempi in cui bisogna ottimizzare ogni risorsa, Bonaventura sarebbe stato uno sfizio non giustificato, un bel quadro da guardare, ma confuso su una parete già colma di dipinti simili. Insomma, nulla che faccia scorgere il non plus ultra. Troppo lungo il passo da Lavezzi a Bonaventura, come entrare in concessionaria per comprare una Porsche e uscirne con tra le mani le chiavi di una Panda 4x4. Indistruttibile, certo, ma mica ci vinci la 24 ore di Le Mans!

La fretta è cattiva consigliera; probabilmente pensiero condiviso dal trio Mazzarri, Ausilio, Thohir, che in Bonaventura non scorgevano quel talento necessario a invertire la rotta. Allora giusto mettere da parte il gruzzoletto (sette milioni) e magari investirli a gennaio, quando si avranno le idee più chiare e magari qualche occasione veramente imperdibile si paleserà di fronte. Una cosa sarà fondamentale in questo periodo di rilancio: la pazienza, ma da parte di tutti, interisti inclusi. Perché non c'è nemico più malvagio di un tifoso che non sa aspettare.