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Una sofferenza. Partita noiosa, poche emozioni e tanto possesso palla Milan, ma alla fine gli uomini di Stramaccioni hanno portato a casa il risultato. Giocare in dieci per un tempo dopo la lunga trasferta azera ha di certo condizionato il tutto, ma il derby è sempre il derby. Sia che finisca 4 a 2 che 1 a 0, l'importante è vincerlo.
ANTE-POST. Stramaccioni fa una sorpresa e mezzo al pubblico di San Siro: lascia in panca Guarin schierano a centrocampo Gargano e schiera nuovamente titolare Coutinho dopo la buona prova di Baku. Il modulo è sempre lo stesso ormai il collaudato 3-4-1-2. Pronti via al 3' Bonera stende sulla trequarti sinistra il barese Cassano. Si incarica della punizione Cambiasso che mette un pallone tagliato sul secondo palo sul quale si getta Samuel portando in vantaggio l'Inter. Il Milan appare frastornato e dopo tre minuti è Abbiati a servire un pallone in area a Milito: il Principe temporeggia troppo, viene recuperato da Mexes in scivolata, il pallone si alza e sulla ribattuta l'argentino batte di testa in maniera troppo docile, facile presa per Abbiati. Il Milan decide di darsi la scossa, ma il tasso tecnico è veramente basso rispetto al passato e i rossoneri non riescono a pungere. Al 23' episodio significativo: Nagatomo viene ammonito, forse ingiustamente, per eccesso di foga nel tentativo di recuperare palla su Yepes. Coutinho e Cassano in avanti non pungono più di tanto e Milito è costretto a predicare da solo nel deserto in avanti. Nella ripresa il brasilianino cede il posto a Guarin. Al 48' però Nagatomo compie un'ingenuità clamorosa toccando il pallone con il braccio e per lui il derby finisce qui. Strama cambia facendo entrare Pereira e sistemando con un 4-4-1 per contenere gli attacchi milanisti. L'Inter è brava a portare sempre sugli esterni gli avanti del Milan che non crea mai particolari problemi tranne su un tiro di Emmanuelsson e su un tuffo in area di Robinho che sfiorato con la mano da Samuel sviene in area. Nel finale ritorna in campo anche Palacio che a tu per tu con Abbiati non ha la freddezza per batterlo e segnare il due a zero.
STRAMA. Tatticamente perfetto, fa i cambi giusti nel momento giusto. Non sbaglia un colpo sia nel campo che nel post gara durante le interviste ai media. Non ha bisogno di pilotare le domande per giustificare una sconfitta o rafforzare una vittoria. Questione di stili differenti...
GRINTA. Rimanere in dieci contro undici un intero tempo in un derby non è cosa semplice. Mourinho ne aveva vinto uno alla stessa maniera, finendolo addirittura in nove, Stramaccioni lo imita. Squadra corta, intelligente nel chiudere gli spazi e soprattutto tanta voglia di non prendere gol. Juan, Samuel e Ranocchia fanno gli straordinari, ma un plauso va fatto anche a Cambiasso: davanti alla difesa ha fatto passare pochissimi palloni impedendo ai rossoneri di sfogarsi per vie centrali.
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