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"Ho sessant'anni. Cosa volete che mi dia fastidio?" Se c'è una costante nelle conferenze stampa di Claudio Ranieri questa va ricercatta in un pragmatismo quasi di altri tempi. Un pragmatismo farcito di buon senso, che attinge a saggezze popolari sempre in voga. Non è ovviamente la sciarpa nerazzurra di Guardiola il motivo che avrebbe potuto scatenare il fastidio di Ranieri, ma l'ipotesi relativa ad un cambio di guardia, suggerita dai giornalisti. Lo sa Ranieri, che ingloba sotto l'esame del presidente tutto l'ambiente nerazzurro (nessuno escluso). Lo sa, ma ciò non gli imoedisce di fare l'unica cosa intelligente prevista in questi casi. Evitare di pensarci.
Si riparte da Bologna, questa volta a San Siro. Si riparte e la marcia inserita dovrà per forza essere quella corretta. Per non distruggere l'idea, alla quale tutti ci aggrappiamo, che le ultime partite (ognuna in modo differente dalle altre) fossero in fondo dei casi particolari. Atipici. E non una brutta piega difficile da raddrizzare. La squadra è vulnerabile nella sua totalità perché ad un certo punto è davvero difficile distinguere tra testa e gambe. L'ansia di fare bene confonde le idee e allora quel pallone che mira ripetutamente alla porta rischia di non vederla più.
"Abbiamo preso delle belle batoste, ma dobbiamo uscirne. Cercheremo di fare la nostra gara con grande attenzione per non prendere gol e cercare di farne." Se il calcio fosse una scienza esatta, sarebbe estremamente semplice. Scendere in campo e fare esattamente quello che si aspettano tu faccia invece non lo è. Sei scottato dalle ultime brutte partite, ma non puoi esimerti dall'aspirare alla felicità della vittoria. Ne hai profondamente bisogno. Come canta Lorenzo Cherubini in una struggente ballata moderna dal titolo "Ora" dicono che è vero che ad ogni entusiasmo corrisponda stessa quantità di frustrazione. Dicono che è vero. Sì, ma anche fosse vero non sarebbe giustificazione per non farlo più. Non farlo più. Ora.
Twitter @SBertagna
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