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Parole lanciate nell'acqua come piccoli macigni a disegnare intenzioni. Desideri. Perplessità. Le esternazioni di Moratti, i suggerimenti di Thohir, le "sentenze" di Mazzarri. Le distanze fra Appiano Gentile e l'Indonesia si misurano attraverso la ricerca di una continuità di dialogo. Che non sempre è così scontata in quello che è, per la società nerazzurra, un momento storico di transizione assoluta. Cercare di fissare dei paletti diventa quindi un modo come un altro per non perdere il treno del cambiamento. Per farne parte. Per non rimanerne esclusi.
Così Moratti rilascia dichiarazioni che suonano un po' distanti (anche loro) e finiscono per nascondere quell'amore orgoglioso per una creatura che non è più solo sua. Parole forse ferite dall'entusiasmo per le prime operazioni portate a termine dalla nuova proprietà (Hernanes, Branca), che probabilmente nient'altro sottendevano se non il recondito auspicio di non essere dimenticato dai tifosi ( a questo si devono le sue strane parole su Calciopoli?). Non così in fretta. Impossibile non concordare sul consiglio a Thohir di scegliere un uomo di fiducia qui, a fianco dell'Inter. Eppure quelle parole affidate ai giornali stonano nella nuova linea societaria anche dal punto di vista comunicativo. Possedere il 30% equivale ad essere salito insieme a Thohir sul treno del cambiamento. Scenderne ogni tanto per giudicare da lontano, come un passeggero qualsiasi, è un rimpianto che Moratti non può permettersi.
E poi il tormentone sui giovani, che non si esaurisce mai. Thohir si mostra ansioso (come molti tifosi) di vedere giocare Icardi. Magari a Firenze. Un desiderio comprensibile viste le difficoltà in attacco e alcuni giocatori non più giovanissimi. A questo punto entra in scena Mazzarri. Poche lapidarie parole illustrano il suo pensiero su questo argomento. Me li sono trovati. Espressione infelice, che non può in nessun modo motivare i giocatori ai quali è destinata. Li raggiunge come una piccola e sconfortante sentenza. Un punto che sarebbe opportuno risolvere al più presto perché l'autostima per un giovane calciatore è fondamentale. Dovrebbero spaccare il mondo, dirà qualcuno. Verissimo. Incominciamo a non etichettarli come dei perdenti e forse lo faranno. Anche perché sono tre anni che da queste parti anche i più longevi non festeggiano nulla.
Twitter @SBertagna
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