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17 giorni vissuti al cardiopalma e pochi minuti per dirsi addio: gioie, imprecazioni, estenuanti attese, imprescindibili tensioni, sublimi acuti, e tante, esagerate, ma piacevolissime emozioni. Questa indimenticabile e interminabile stagione 2009/2010 si è contraddistinta per l’instabilità e i ripetuti colpi di scena, una manna per gli impassibili, una tragedia per i cuori ampiamente sollecitati e sofferenti dei diretti interessati nerazzurri. La storica “triplete" ha sancito l’addio da Josè da Setubal, personaggio alla continua ricerca di stimoli, fine e scaltro comunicatore, egocentrico ed istrionico ai massimi livelli, a tal punto da ricercare continuamente nuove ed avvincenti sfide. La prossima tappa che vedrà protagonista il tecnico lusitano sarà Madrid, infuocata come non mai, avara di umiltà ma incredibilmente affamata di gloria perduta. Compito arduo per uno specialista in grandi imprese: plasmare i bianchi iberici, creando quella simbiosi empatica che ha contraddistinto i cicli di Porto, Chelsea e Inter. Un divorzio dalla Milano nerazzurra che ha aperto insperati spiragli tra gli ormai dilaniati cultori del trespolo, fautori delle macumbe fuori concorso, insomma quell’accozzaglia di frustrati che nel day-after di Madrid, in preda a crisi isteriche (come dargli torto) hanno colto l’occasione per evidenziare le consuete “crisi Inter intestine”. In realtà il mai celato addio del tecnico che ha riportato l’Inter sul trono continentale ha decretato la chiusura di un cerchio, attesa da 45 anni: la conferma della crescita esponenziale della tanto vituperata società Inter ed in particolare del suo amatissimo e sempre meno emotivo presidente. Se Jose da Setubal ha aperto una nuova strada di consapevolezza e potenzialità, non da meno può essere considerato l’apporto fornito dal presidente Moratti. Negli ultimi anni il massimo dirigente nerazzurro ha dismesso i panni del tifoso irrazionale, comportandosi da integerrimo dirigente, inflessibile nella capacità gestionale e comportamentale. Ormai obsoleti i tempi in cui l’innamorato Moratti faceva incetta di figurine discutibili per saziare la sua passione: una quantità smodata di illusioni e denaro non accompagnata da una logica gestionale fredda, lucida e calcolatrice. Risultato: il gioiello di famiglia in questi ultimi anni ha ripreso a luccicare fino a diventare abbagliante nella notte di Madrid. La chicca della cessione di uno scontento Ibrahimovic in un caldo pomeriggio del luglio 2009 non aveva fatto altro che confermare il netto cambiamento di rotta. Il capolavoro relativo allo svincolo di Jose da Setubal ha però sancito una meritata e dovuta laurea ad honorem. Gli egocentrici e spocchiosi “blanchi” di Madrid rappresentati perfettamente da Florentino Perez hanno dovuto prendere atto che l’Internazione Milano, squadra campione d’Europa in carica, non è disposta a subire soprusi, ricatti, o ancor più tristemente a prostrarsi al cospetto del mito spagnolo. Il presidente delle merengues, facendo buon viso a cattivo gioco, ha dovuto necessariamente salire su un comodo aereo destinazione Milano, pratica inconsueta per certi onnipotenti del settore, bussare alla porta del serafico Moratti e accettare, volente o nolente, la sacralità di un contratto stipulato dal tecnico portoghese in occasione dell’ultimo rinnovo contrattuale. Fantastico! Moratti dixit. E al di là di mere disquisizione tecnico-tattiche la capacità chirurgica della società Inter per l’occasione ha assunto contorni di invincibilità, molto più prepotente ed auspicabile di qualche vittoria sul campo. Adesso, superato in surplace l’ultimo capitolo Mou, la margherita inerente al nuovo condottiero verrà spogliata con certosina attenzione. Carisma, versatilità tattica e propensione alla centrifuga emotiva che solitamente esercita l’universo nerazzurro, i requisiti marcatamente obbligatori richiesti. Prolissa e esageratamente forbita la lista d’attesa: Capello, Hiddink, Guardiola, Benitez, Mihajlovic, Spalletti, fino ai più esoterici (ed esotici) Zeman, Hodgson, Dunga, Scolari: i giochi sono aperti, la curiosità per la soluzione finale ancor più intrigante.
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