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All’indomani dalle dichiarazioni di Massimo Moratti, arrivate da Latina, leggendo i quotidiani sportivi (e non) in edicola è passata l’idea che l’Inter non sia una squadra unita (unica, che viaggia verso una sola direzione), ma una squadra con due anime. Probabilmente le frasi del presidente onorario sono state solo un modo per raccontare quanto sta succedendo in questo periodo di transizione, e di naturale difficoltà, tra il passato e il futuro e che si era palesato già, agli occhi dei più attenti, in altre occasioni. Una dicotomia che ha trovato spazio in tutti i giornali sportivi usciti ieri.
LA SCELTA GIUSTA, MA... - Thohir si è preso la maggioranza del club nerazzurro e come tutti i nuovi proprietari ha portato in società i suoi diktat, le sue idee, i suoi uomini di fiducia. “E’ stata la scelta migliore, ma io non amo moltissimo quando lui o chiunque altro dicono "risanare l'Inter" perché l'Inter non ha nulla da risanare perché l'Inter ha risposto sempre ai propri debiti, all'acquisto dei giocatori, al pagamento degli stipendi senza mai pesare su nessuno. Ora c'è un'altra persona che spero possa continuare così, magari spendendo un po' meno di me”, ha detto Moratti e ai più è sembrata in ordine una ‘fucilata’. Una ‘frecciata’. Una frase che rivelerebbe che ci sono contrasti in seno alla società.
JAVIER- Sensazioni del genere avevano già fatto capolino nell’ambiente nerazzurro quando si è parlato di Zanetti o dell’addio di Cambiasso. Thohir, che aveva diverse volte rimandato l’argomento (“perché la qualificazione è più importante”, diceva) aveva poi annunciato che il capitano sarebbe rimasto in società. Non aveva specificato il ruolo che avrebbe ricoperto e aveva sottolineato: “Dovrà studiare l’inglese, studiare da manager”. Era stato Moratti, nella sera del suo addio, a margine della festa al Botinero – quella che aveva seguito la partita con la Lazio e il saluto alla Curva Nord nello spiazzale del Meazza – a parlare di vicepresidenza. E aveva anche aggiunto: “Fossi rimasto io avrebbe fatto il presidente”. Gli avrebbe ceduto il suo posto.
CUCHU - Cosa simile era successa con Cambiasso. Quella sera stessa, il popolo interista presente a San Siro si era un attimo gelato quando Pupi, tra i giocatori pronti all’addio, aveva nominato anche Cuchu chiamandolo sul palco. E’ stato una specie di annuncio, confermato dalle parole del centrocampista sul palco al baretto: “Per ora solo voi mi avete chiesto di rimanere, per me i soldi non sono un problema”, aveva detto l’argentino. Qualche giorno dopo, prima della sua ultima gara con il Chievo, Ausilio ha confermato: “Non rinnoviamo neanche con lui, perché abbiamo deciso di guardare avanti”. Moratti in quella occasione ha commentato così: “Addio Cambiasso, fulmine a ciel sereno? Non sapevo esattamente cosa facessero. Credo sia una strategia della società e avranno già pensato come continuare. Se avrei tenuto gli argentini? Non so, negli anni precedenti altri a cui ero affezionato sono andati via, ma in questo caso qualcuno sarebbe rimasto”. Insomma anche in altri casi erano spuntati punti di vista apparentemente divergenti.
COSE PARALLELE - E sono notizie contrastanti anche quelle che parlano di un chiarimento tra i due su quanto detto ieri dal presidente onorario che però oggi ha spiegato: “L'ho sentito proprio stamattina ma di quanto ho detto ieri non abbiamo neanche accennato in quanto ci sono altri problemi che dobbiamo affrontare, poi c'è una simpatia reciproca che ci porta a non spaventarsi di niente che possa essere una polemica parallela”. Ma un’anima parallela, un’anima doppia, sarebbe destabilizzante per un club che deve ripartire, ricominciare, tornare a sperare oggi di arrivare a raggiungere un domani traguardi che sono stati centrati in passato e che gli interisti sognano di ritrovare. Quella che per i giornali è un'Inter a due anime potrebbe essere, si spera, semplicemente un'Inter che cerca se stessa. E la soluzione potrebbe essere una questione di tempo.
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