editoriale

E’ la rivoluzione, bellezza!

La rivoluzione è quella cosa che acclami a gran voce e poi, quando finalmente si concretizza, ti spiazza. Non si è mai abbastanza pronti ad una rivoluzione. Soprattutto se sono anni che la si agogna come l’acqua nel deserto. Erick Thohir...

Sabine Bertagna

La rivoluzione è quella cosa che acclami a gran voce e poi, quando finalmente si concretizza, ti spiazza. Non si è mai abbastanza pronti ad una rivoluzione. Soprattutto se sono anni che la si agogna come l'acqua nel deserto. Erick Thohir è il nome che porta la rivoluzione in atto all'Inter. Definita in principio silenziosa, giudicata nel corso dei mesi quasi implacabile. Il taglio netto e deciso dei costi, l'eliminazione dell'ingaggio degli eroi del Triplete (tutti congedati definitivamente), una chirurgica rivisitazione dei ruoli all'interno della società. Piccole grandi novità in ogni ambito, dal social alla comunicazione. Piccole grandi novità dalle quali non si torna più indietro.

La rivoluzione si chiama Piero Ausilio, che dopo una brutta (e a tratti incomprensibile) sconfitta ci mette la faccia in prima serata, ospite della principale trasmissione calcistica di TL. Non un monologo ma un confronto fatto di domande e risposte. Piero Ausilio ha fornito la versione della società davanti alle difficoltà del momento. Bisogna avere pazienza. Si è cambiato molto. Non ci si aspettava determinati infortuni e ritardi nella forma di alcuni giocatori. Mazzarri verrà giudicato alla fine della stagione (contratto o non contratto). Il mercato è stato mirato e con le disponibilità che la società aveva messo sul piatto non si poteva fare di meglio. Non ci sono argomenti tabù. Non ci si nasconde più come una volta. Dopo una sconfitta si parla e si fa il punto della situazione.

La rivoluzione si chiama uniformità di pensiero e d'espressione dello stesso. Quello che afferma Walter Mazzarri trova perfetto riscontro in quanto detto da Piero Ausilio e ripetuto dai giocatori. La società dà un messaggio compatto che riflette unione di intenti. Non ci sono sfumature che possono lasciar intendere verità diverse. Non ci si contraddice reciprocamente. La rivoluzione si chiama Walter Mazzarri che perde, piace pochissimo ai tifosi (Ausilio minimizza, ma è difficile credere che non abbia compreso la vera portata in termini quantitativi del dissenso) eppure rimane saldo alla panchina. Una parte di tifosi, per un attimo, si riscopre quindi Morattiana e fatica a comprendere una conferma in tal senso. Vorrebbe la testa dell'allenatore, probabilmente. Ma le cose sono cambiate radicalmente. Non c'è più spazio per i ripensamenti e per i colpi di testa. Il tempo delle "teste mozzate" pare essere terminato. Forse non a tutti piacerà, ma le cose appaiono esattamente in questo modo. E' la rivoluzione, bellezza.

Twitter @SBertagna