editoriale

E non finisce qua…

Eva A. Provenzano

Avevamo buttato tutto fuori dalla finestra. Stagione, rabbia, ansia e pure i sogni di rimonta. ‘Ormai è finita ci siamo detti’, scuotendo la testa. E maledizione a quell’autunno nero, agli acquisti troppo tardivi, agli errori in difesa, ai...

Avevamo buttato tutto fuori dalla finestra. Stagione, rabbia, ansia e pure i sogni di rimonta. ‘Ormai è finita ci siamo detti’, scuotendo la testa. E maledizione a quell’autunno nero, agli acquisti troppo tardivi, agli errori in difesa, ai gol non fatti e agli infortuni. Avevamo cominciato a scucirci lo scudetto dal petto: ‘Sei stato qui cinque anni, è ora di andare”. Lo avevamo detto con malinconia perché – diciamolo – ci secca troppo pensarlo sull’altra sponda del naviglio. E ci stavamo ancora rimuginando sopra quando un fulmine ha squarciato il cielo sopra San Siro: Ibracadabra fa la magia che non ti aspetti, sparisce, e il Bari ultimo in classifica passa in vantaggio alla prima occasione utile. Si difende con i denti fino al 37’ del secondo tempo, quando il Milan in dieci riesce a bucare Gillet con Cassano. Ci vuole un barese per tenere a galla la nave rossonera. E così succede che da quel meno sette assicurato si resta a meno cinque e ancora in corsa come prima. Ti passa nella testa quella benedetta partita col Brescia, ‘dovevamo vincerla’ - pensi, ma non è successo. Rimpianto si, ma poi pensi alle mani di Julio, a come ha acchiappato quel rigore: quando c’era sembrato inutile quel gesto meraviglioso? Oggi è diventato un segno. Neanche quel pareggio era un caso, perché il caso non esiste quando c’è di mezzo il nerazzurro. Adesso i soliti ‘sboroni’ diranno ‘lo sapevo’. Macché! In quel venerdì sera per noi era finita e avevamo smesso di crederci. Ci siamo sbagliati, perché in amore ci si sbaglia, avevamo dimenticato che l’Inter ‘non finisce’ (qui). E adesso ci tocca uscire e andare a cercare quel sogno: è rimasto ad aspettarci lì, immobile, fuori dalla finestra.