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editoriale
Che si vinca o che si perda le cose stanno così. Gli dei ci hanno scelto e innalzato a privilegiati. Da voi il mondo si aspetta grandi cose, ci hanno detto. E mentre ce lo dicevano la sensazione puzzava un pò di fregatura. Per anni siamo stati quelli che non vincevano nulla. Quelli che sotto l'ombrellone ciarlavano di nuovi acquisti, che a fine stagione non avrebbero comunque portato nessun trofeo in bacheca. Quelli che il 5 maggio non è l'anniversario della morte di Napoleone, ma il simbolo della disfatta più catastrofica. Come buttare via uno scudetto dopo anni di attesa. Questa era l'Inter di qualche tempo fa. Quando non ci criticavano ci compativano. Fa niente che in mezzo si era consumata una delle pagine più nere e sporche del calcio italiano. L'Inter era per tutti l'essenza della sfiga. Poi (chissà perchè) le cose sono cambiate. Gli scudetti, inframezzati da Coppe e Supercoppe, hanno incomiciato ad affollare le bacheche della società nerazzurra. Le prime considerazioni dicevano più o meno questo: ovvio che l'Inter vinca, adesso che la Juve è in B e il Milan è messo così così. Abbiamo continuato a vincere ininterrottamente per anni. Non ci siamo mai fermati. Al primo pareggio le prime critiche. Quando capitaca una sconfitta era il finimondo. Prima Mancini poi Mourinho hanno dovuto lottare e litigare con un intero mondo. Dopo il primo anno del portoghese tutti a dire: con i soldi che prende doveva minimo vincere una Champions. E' passato solo un anno e le malelingue sono state accontentate. Ma mentre ancora stavamo bevendo dalla Coppa delle Orecchie a Madrid, ubriachi di felicità, il mondo già parlava del tradimento mourinhiano. Ora la palla è passata a Rafa Benitez, uno che sa il fatto suo. Di poche parole ma buone e significative. Siamo primi in classifica, ma abbiamo perso (al 92°) con la Roma e il Milan è stellare. Questo dicono tutti. Noi ci teniamo i nostri punti, le nostre certezze e le nostre speranze. Forse un giorno si parlerà anche di questo. Forse...
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