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Editoriale / Scudetti e reputazione: l’ombra di Capello non esiste

Tante le polemiche scatenate da Fabio Capello in merito agli scudetti vinti "sul campo"

Sabine Bertagna

Nel giorno in cui Luciano Spalletti si presentava alla stampa e ai tifosi dell'Inter, con una conferenza fiume ricca di contenuti e con parole che con estrema cura andavano ad abbracciare concetti antichi (dei quali si sentiva un'eccessiva mancanza), Fabio Capello, dall'altra parte dell'emisfero, si presentava alla stampa cinese e ai tifosi del Jiangsu Suning.  Due facce di una medaglia che, come aveva dichiarato Walter Sabatini appena approdato in Suning, dovrebbe essere la stessa. Suning è proprietario dell'Inter e del Jiangsu. La casa di Suning è la casa dell'Inter. Non fa una piega, in teoria.

Invece una piega la fa, eccome. Una piega brutta, storta e stonata. Come la frase che rievoca Calciopoli, le intercettazioni, le sentenze chiare e definitive. Fabio Capello ha deciso di sottolineare nella conferenza stampa di presentazione a Nanchino i due scudetti vinti "sul campo" insieme a Zambrotta. Anche Capello, come Spalletti, ha scelto le parole con cura. Le ha scelte offendendo il suo datore di lavoro, che lo ha ingaggiato per 10 milioni di stipendio annui. L'educazione forse non era nella lista delle qualità che Suning aveva stilato per il nuovo tecnico perché l'educazione e il buon senso sono caratteristiche che uno dà per scontato. A volte sbagliando clamorosamente.

Massimo Moratti, che non smette di essere l'Inter anche se in forme diverse, non ha esitato a stigmatizzare l'uscita infelice di Capello: “Una scivolata quella frase sugli scudetti. Ho provato fastidio…“ Quel fastidio che nel corso degli anni si è tramutato spesso in rassegnazione rispetto a due scudetti sbandierati ufficialmente e tollerati dalla stessa federazione che li ha tolti. Incongruenze italiane, che da anni vomitano polemiche sterili. Esistono sentenze molto precise, sia in campo sportivo che in campo penale: i due scudetti dei quali parla Fabio Capello non esistono nella bacheca di Zambrotta, né nella sua, né in quella della sua ex squadra. Una presa di posizione da parte delle istituzioni sportive, auspicata da anni, non è stata ancora partorita. Una presa di posizione avrebbe bloccato sul nascere qualsiasi equivoco o ingiustificata rivalsa.

Che cosa succederà, ora? Suning si esprimerà? Capello chiederà scusa? Torna alla mente uno dei comunicati più belli della storia dell'Inter, quello che rispondeva alla Juventus con uno stile perfetto. “La Juventus è stata retrocessa in serie B insieme alla sua reputazione. Questi sono i fatti. Che non permetteremo a nessuno di alterare e di dimenticare.”  Nella parola "reputazione" c'è la differenza tra l'essere all'Inter o in qualsiasi altra società. Qui vincere non è l'unica cosa che conta. Qui la reputazione, essere gente per bene, conta moltissimo. E' sempre stato così e ci aspettiamo che continui ad esserlo. Il Corriere dello Sport, alla vigilia della conferenza di presentazione di Luciano Spalletti alla stampa, azzardava che il tecnico nerazzurro avesse su di se l'ombra di Fabio Capello. Se ma ci fosse stato il bisogno di avere chiarimenti in proposito, l'uscita del tecnico del Jiangsu ha dissipato in un solo colpo tutti i dubbi dell'universo.

@Sbertagna

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