editoriale

Ein Prosit…

A volte non essere i favoriti paga. A volte tenere la bocca chiusa e non abbandonarsi a mologhi sulla propria superiorità è un gran bene. L’Inter va a vincere a Monaco su un campo dove nessuna italiana era riuscita finora a vincere....

Sabine Bertagna

A volte non essere i favoriti paga. A volte tenere la bocca chiusa e non abbandonarsi a mologhi sulla propria superiorità è un gran bene. L'Inter va a vincere a Monaco su un campo dove nessuna italiana era riuscita finora a vincere. L'Inter ribalta un risultato che gridava Bayern già da quel gol preso all'andata su imprecisione di Julio al 90°. Ed è proprio un altro errore del portierone a incrinare gli equilibri della partita, dopo che il fantascientifico Samuel Eto'o aveva messo a segnola prima rete di questa lunghissima partita. Il primo tempo è incredibile. I tedeschi sono veloci, troppo veloci e là dietro si balla e si fa fatica a contenere un Robben impressionante. L'1 a 2 impensierisce i nerazzurri ed esalta i bavaresi, che sprecano ottime occasioni per chiudere la partita. Ma la squadra nerazzurra non molla. Soffre, eccome se soffre, ma tiene duro. Si aggrappa a quel sogno che Leo non smette mai di ringraziare. Improvvisi cambi di fronte svelano i punti deboli del Bayern che in difesa è meno sapiente che in attacco. L'inspiegabile sostituzione di Robben regala fiato ai nerazzurri. Ci vuole la trovata di un Wesley profondamente ispirato per realizzare che l'impresa è possibile. A cinque minuti dalla fine l'Inter è fuori dalla Champions. Qualche minuto dopo Goran Pandev la ributta dentro. Esplosioni di follia contagiano il popolo nerazzurro. Leo arriva ai microfoni stremato. Al terzo gol qualcuno, probabilmente Materazzi, gli ha fatto un'entrata a gamba tesa. L'euforia è spregiudicata, come lo è stata questa squadra poco incline a chinare la testa. I sorteggi? Non pensiamoci. Non stasera. Sarà già dura addormentarsi...