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E' una legge non scritta. Chi ha onorato i colori di questa maglia merita un'accoglienza speciale. Se ne è accorto Diego Simeone, che oggi per la prima volta dopo il campionato nefasto del 5 maggio ha ritrovato a San Siro, da avversario, il suo passato nerazzurro. Emozionante, ha poi commentato in conferenza stampa, ricordando quel famoso campionato per quello che era sempre sembrato a tutti. Assurdo. Tira un'aria da ultimo giorno di scuola, al Meazza. Come in un racconto malinconico, arrivati alle ultime battute, si sancisce la fine di qualcosa e indirettamente l'inizio di qualcos'altro. Una stagione che si chiude a tanto così da quello che sarebbe potuto succedere.
Ma se sugli spalti si respira una nostalgia anticipata per la stagione quasi conclusa, in campo c'è ancora molta voglia di fare e dimostrare. Ad un quarto d'ora dall'inizio, alla prima palla interessante che filtra nei paraggi del Pazzo, arriva il gol. Lui è così. Se gliela passi lui la mette dentro. Senza paranoie o malinconie di sorta. Nel secondo tempo arriva il raddoppio su suggerimento di Milito. E' una rete in corsa, puntuale e maestosa. Voto all'acquisto di Pazzini di gennaio: 9. Poi c'è Nagatomo, che spostato sulla destra, corre come fosse questione di vita o di morte, crossando appena può, difendendo quando deve. E' sua la rete del 3-0. Tiro potente che sfiora il portiere avversario, finendo per stamparsi in rete. Un modello di umiltà e tenacia. Per Lucio solo conferme, anche in una inedita posizione di centrocampo. Uno che non molla proprio mai. Cocciuto e dirompente in ogni angolo del campo. E c'è spazio per il grande rientro. The Wall calpesta di nuovo l'erba di San Siro e sugli spalti si fa fatica a contenere l'entusiasmo. Anche il suo rientro parla di ciò che sarebbe potuto essere, se solo non si fosse infortunato così pesantemente.
Diego Milito facci un gol, urla la curva. Magari come il secondo segnato a Madrid, esattamente un anno fa. Una finta, poi l'idea che si muove troppo veloce per incontrare ostacoli, e la rete. Chissà a che cosa sta pensando, oggi, Diego mentre sgomita e si danna in area. Mentre alza la testa e si propone impaziente. Chissà quante volte avrà ripensato a quella frase stonata detta alla brutta nel momento della festa più grande. A quel delirio di onnipotenza che si attiva nella prima fase dell'ubriacatura, quando dire cose pericolose è fin troppo facile. Chissà se in quei gol mancati e in quelle finte improvvisamente prevedibili c'è un po' di quella frase infelice. Chissà se oggi lo rifarebbe. Chissà...
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