editoriale

Gasp! Esame di incoscienza?

Sabine Bertagna

Sembra trascorso un secolo. Faceva ancora caldo. L’estate si ostinava a permanere, per il freddo ci sarebbe stato tempo. Era il 20 settembre 2011. L’Inter rimediava a Novara una delle più brutte sconfitte della sua recente storia...

Sembra trascorso un secolo. Faceva ancora caldo. L'estate si ostinava a permanere, per il freddo ci sarebbe stato tempo. Era il 20 settembre 2011. L'Inter rimediava a Novara una delle più brutte sconfitte della sua recente storia calcistica. E non furono solo i 3 gol presi (contro l'unico messo a segno), nè il fatto che si giocasse su un campo sintetico e neppure la sconfitta impartita da una neopromossa (che nel corso di un'intera stagione ci può anche stare ). Quella partita fu letteralmente un incubo. Un assemblaggio di frustrazioni, che stavano istericamente aspettando di esplodere. Gasperini fece delle scelte tattiche incomprensibili, al limite dell'assurdo. Tutti immaginammo che fosse un modo veloce per dare fine allo strazio e arrivare alle dimissioni. Per fuggire. Dopo poche partite l'aria intorno a lui si era fatta irrespirabile.

Lo ritroviamo in copertina sulla Gazzetta dello Sport di sabato. Le verità del Gasp. E non possiamo che complimentarci con il tempismo con il quale questa intervista è stata cercata, dato che Inter e Novara stanno per incontrarsi nuovamente in campo. Un tempismo piuttosto irriverente. Per un interista sentir parlare di Gasperini associato al Novara è una maledizione, che scatena le scaramanzie più feroci. Qualcuno ancora non riesce a togliersi le immagini di quella disfatta dalla testa. Almeno non la sottoscritta.

I grossi rimpianti di Gasperini (come anche quelli di Benitez) tornano al mercato. Doveva partire Sneijder, poi invece venne venduto Eto'o. Capiamo che per Palacio c'era una venerazione totale, gli piacevano anche Criscito e Nainggolan. Di Tevez o Sanchez il Gasp non avrebbe saputo che farsene. Moratti avrebbe anche ripreso Balotelli, ma a quanto leggiamo lo avrebbe fatto contro tutto l'ambiente nerazzurro. Il fatto di avere a disposizione la squadra fatta e finita in occasione del ritiro è di per sè una richiesta improbabile. Lo dicono i tempi di mercato, che sempre più spesso trovano inaspettate svolte nel rush finale delle ultime ore. Nessuna squadra va in ritiro fatta e finita. Comprendiamo il rammarico del Gasp, ma bisognerebbe prendersela con il sistema. Con il fatto che non ci sono più le mezze stagioni e via dicendo.

Con il Gasp si sbagliò in partenza. La scelta non fu dettata da una convinzione determinata (determinante, in questi casi), nè tanto meno da un innamoramento, seppur flebile, verso la persona, verso l'idea o più semplicemente verso un'aspettativa. La decisione fu presa in maniera pragmatica perché i giorni passavano e bisognava riempire quella panchina. La malcelata non-convinzione di ciò che si fece provocò uno scetticismo ambientale devastante, al quale dettero ragione i risultati e le prestazioni sotto la sua gestione. Uno scetticismo che trovava il libero sfogo all'esterno (ricordiamo gli inesauribili processi mediatici sul tema della difesa a 3), ma che covava purtroppo cattivi pensieri anche nel profondo dell'ambiente nerazzurro. 

L'Inter sbagliò per un unico motivo. Avrebbe dovuto dare credito ai presagi e alle incertezze iniziali perché (non c'è nulla di male in questo) non tutti gli allenatori sono allenatori da Inter. Sembra banale, ma non lo è per nulla. In questo essere da Inter non ci mettiamo solo una grande preparazione calcistica. tattiche e moduli per ogni evenienza, trofei scintillanti in bacheca. Ci mettiamo soprattutto la sensibilità per gli equilibri, la voglia e la capacità di reggere pressioni non comuni, la disponibilità ad essere duttili per il bene di ciò che si è chiamati a raggiungere. Con queste cose è necessario sporcarsi le mani, non è sufficiente stare a guardare e aspettare che qualcuno le risolva al posto tuo. L'Inter la devi vivere, è sfiancante ma funziona così. Non siamo mai stati per le mezze misure. Non si tratta di una vanteria, ma di una semplice constatazione. Verrebbe da aggiungere anche che un allenatore dovrebbe conoscere i suoi limiti, senza costringere chi lo assume a saggiarli nel peggiore dei modi. Ha ragione il Gasp a dire che è stato cercato e preso. Ne ha di meno quando afferma (come ha fatto tempo fa) che all'Inter non si possa dire di no. Si può eccome. In casi come questo è decisamente opportuno farlo.

Twitter @SBertagna