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editoriale
Oggi era un giorno speciale per il calcio. Si assegnava il Premio Facchetti. Giunto alla settima edizione, che ha come sottotitolo Il bello del Calcio, il premio è andato oggi al Capitano dell'Inter, Javier Zanetti, in una sorta di continuità nerazzurra. Giacinto e Pupi, due pezzi di storia dell'Inter che si sono amati subito. E come poteva essere il contrario, con tutti i punti che avevano in comune? Abbiamo intervistato in esclusiva per il sito, al termine della premiazione, Gianfelice Facchetti, presente con tutta la famiglia. Una grande, grandissima famiglia nerarruzza...
Due parole per suggellare un premio che oggi è profondamente nerazzurro...
Sicuramente dopo sei edizioni questa è quella che ha un sapore speciale perché c'è un interista e siamo a casa. Rotto un tabù? Il bello di questa iniziativa è riuscire ad individuare figure del calcio, persone, che vanno al di là della bandiera. Come ieri sera tutto lo stadio di Bergamo ha applaudito Zanetti quando è uscito dal campo, tutti quelli che hanno voluto bene a Facchetti, da amico, da calciatore, da dirigente negli anni passati non sono mai mancati quando sono stati premiati Maldini, Platini, simboli veri. Abbiamo sempre cercato di volare alto e di non dargli un taglio solo nerazzurro perché la storia di mio padre è anche internazionale. E il premio va al di là dei colori.
Cosa ti ha raccontato tuo padre di Javier? Un ricordo particolare?
Mi parlava di questa sua insistenza, di questo suo essere instancabile sul campo ed è una cosa che sorprende tutti, è una cosa fuori dall'ordinario, è qualcosa di spirituale, non è qualcosa di terreno. Qualcosa che appartiene alla sfera dell'anima, non ha a che fare solo con l'allenamento, perché sicuramente il fisico allenato aiuta e ti sorregge, ma se non c'è il motore, la voglia di ricominciare ogni tre giorni con quella generosità non ci arrivi fino a dove è arrivato Javier e in quelle condizioni.
La sconfitta di ieri e il progetto Inter per questa stagione..
La volontà di rifondare per dare vita a qualcosa di nuovo sta prendendo forma perché ad arrivare alla partita contro la Juventus e vincerla, e avere in tasca la qualificazione con due giornate di anticipo, non erano cose così scontate ad inizio stagione. Se ci avessero detto che a questo punto saremmo stati a quattro punti dalla Juve, secondi da soli, avremmo chiesto di firmare subito. Bisogna sapere che si è partiti con determinate intenzioni e che la squadra si sta esprimendo. Anche ieri, in una serata in cui è mancata un po' di solidità in attacco e in difesa e un po' di cattiveria l'Inter si è dimostrata comunque una squadra viva e propositiva fino alla fine e questo mi sembra bello. C'è una squadra che ha voglia di giocare comunque e nonostante tutto. È mancata magari un po' d'attenzione perché giocare con tre attaccanti è bello, ma dietro lasci un po' di leggerezza. Le assenze contano? Per una squadra come l'inter non credo si possa parlare di assenze. Ci sono, ma non possono diventare un alibi.
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