editoriale

Giovani paradossi

Sabine Bertagna

“Duncan? Non è ancora pronto per essere protagonista all’Inter o in Serie A. Ho chiesto di mandarlo a giocare in una grande di B.” Il paradosso dell’Inter è contenuto banalmente in questa legittima affermazione di Stramaccioni....

"Duncan? Non è ancora pronto per essere protagonista all'Inter o in Serie A. Ho chiesto di mandarlo a giocare in una grande di B.” Il paradosso dell’Inter è contenuto banalmente in questa legittima affermazione di Stramaccioni. Non tutti i giovani, pur dotati di grande talento, sono pronti alla massima serie. Il divario tra Primavera e serie A è tosto e la società nerazzurra cerca, da sempre, di tutelare i suoi ragazzi affinché una partita storta sull’erba del Meazza non bruci il loro talento, segnandoli per sempre. Detto questo ci sono giocatori più pronti di altri. Juan Jesus è un titolare inamovibile della formazione nerazzurra. Coutinho e Obi giocherebbero di più, se la dea degli infortuni fosse un po’ più clemente. Tanti altri, invece, sono lì aggregati alla prima squadra, con il loro potenziale pronto a esplodere, ma senza trovare lo giusto spazio. Premesso che  mettere in campo una squadra di soli giovani non è un metodo efficace per rispondere alle esigenze di ricambio generazionale, forse anche la teoria del “tanto qui non giocano, devono fare esperienza altrove” non ha più lo stesso senso di una volta.

L’Inter di oggi ha una rosa carente in diversi ruoli, uno su tutti quello del famoso vice-Milito. Rocchi può costituire una sua riserva e fargli prendere fiato quando le gambe non corrono più, ma non è il suo sostituto ideale. Longo, che in Spagna non sta più giocando, lo potrebbe diventare. Le circostanze lo vedrebbero infatti di ritorno a breve alla Pinetina (se l’Espanyol non lo fa giocare è inutile che continui la sua avventura spagnola). La domanda, quindi, è sempre la stessa. E’ più conveniente mandare via i giovani sperando che le squadre che li accolgono mantengano l’impegno di farli giocare con continuità oppure è meglio tenerli in squadra studiando il modo migliore per impiegarli (quindi spesso in funzione di obiettivi e risultati da raggiungere)? La risposta non può essere assoluta. Dipende. Ora come ora, dove la rosa è decimata da infortuni (in via di rientro, per fortuna) verrebbe quasi da dire che potrebbe essere arrivato il momento giusto per qualcuno di loro. La necessità crea occasioni. E non è detto che questa sia una cattiva cosa.

Livaja, quattro gol in Europa League, è uno che sembra piuttosto pronto, soprattutto per profilo caratteriale. A volte è proprio quello che tradisce la giovane promessa nel suo esordio. Il peso della maglia e i troppi pensieri scatenati dalla paura di fallire. Marko, fin dal primo minuto, ha sempre avuto la faccia di quello che non pensa a niente. Gioca. La freddezza è una grandissima dote, nel calcio. E' ineviatbile che alcuni giocatori dovranno trovare il modo per crescere in un campo lontano da quello della Pinetina. Ma, forse, con un briciolo di follia in più, questo potrebbe essere il momento giusto per osare. Evitando di includerli in trattative di mercato, con il rischio di non riuscire più a riportarli a casa. In fondo sarebbe proprio assurdo che il club con il vivaio più promettente perdesse questa scommessa. O no?

Twitter @Sbertagna