editoriale

Il calcio estivo, Dimarco e gli espertoni

Non serviva il Bayern per capire che questa Inter è ancora work in progress. Oppure forse in parte sì, la partita di ieri è servita anche a questo. Alcune lacune erano già evidenti, in qualità di eredità fisiologica delle passate stagioni....

Sabine Bertagna

Non serviva il Bayern per capire che questa Inter è ancora work in progress. Oppure forse in parte sì, la partita di ieri è servita anche a questo. Alcune lacune erano già evidenti, in qualità di eredità fisiologica delle passate stagioni. Non così facile da allontanare. Altre, invece, rientrano nella normalità di una preparazione. A maggior ragione se la squadra è stata rivoluzionata e ancora lo dovrà essere. Ieri abbiamo potuto osservare qualche assaggio dei nuovi arrivati. Con la consapevolezza che stiamo parlando di calcio estivo e che pensare di vedere una squadra fatta, finita e già rodata, a questo punto dell'estate, è un'utopia.

La sensazione che serpeggiava durante la partita contro il Bayern traduceva un comprensibile desiderio. Non sfigurare. Una tournée in fondo è pur sempre una vetrina. Non è andata malissimo, il Bayern ha avuto diverse occasioni e sul finire ne ha conretizzata una. Chiaramente il materiale tecnico a disposizione dei due allenatori era diverso, il divario palpabile. Ma erano forse cose che non sapevamo già? Stiamo ricostruendo con decisione proprio per questo motivo. Per ridurre il gap fra quello che eravamo e quello che non siamo più. Per non perdere l'ennesimo treno.

Murillo, Kovacic, Kondogbia. Si sono viste cose positive. Cose che potrebbero far ben sperare. Ma se è vero che nel calcio estivo è inutile esaltarsi ed eleggere i nuovi eroi (portando loro una notevole dose di sfiga), è altrettanto impensabile puntare il dito su prestazioni negative alla ricerca di nuovi colpevoli. No perché questa cosa la dobbiamo scrivere e sottolineare con forza. Leggere certi giudizi sulla prestazione di Dimarco fa rabbrividire. Giudizi soprattutto di addetti ai lavori. Chissà quante volte lo avranno visto giocare in Primavera. Gli stessi che quando un giorno (speriamo di no) venderemo Dimarco ci accuseranno di non essere capaci di far crescere i giovani con la maglia dell'Inter. Facile più a dirsi che a farsi. C'è sempre un brusio molesto, qualcuno che punta un dito, che invoca addirittura i panchinari. Intollerabile. Non ci saranno mai giovani che giocano con la nostra maglia fino a quando il giudizio sarà così esasperato. Come se diventare grandi in una squadra come l'Inter fosse semplice. Come se, dopo anni di stagioni malandate, il male fosse una prestazione non eccellente di un diciassettenne. Il male è un'altra cosa. E ha a che fare con chi emette sentenze, non certo con lui.

Twitter @Sbertagna