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editoriale
Non è tempo e non è nemmeno opportuno farsi prendere dai soliti allarmismi estivi. Il mercato – ahinoi, lo abbiamo capito – non è più quello di una volta.
Che le riserve nelle casse nerazzurre siano agli sgoccioli è storia vecchia e risaputa, quindi nessuno si aspetta il super colpo affacciato al balcone con sciarpetta d’ordinanza al collo e sorrisone da prima comunione (anche se, qualora dovesse arrivare, non ci strapperemmo certo i capelli).
Il mercato non entusiasma ma non è statico, niente disfattismi ma quantomeno cerchiamo di far tesoro delle esperienze pregresse.
Le ultime sessioni di compravendita sono state caratterizzate dall’esodo dei campioni che – valigia alla mano – hanno lasciato uno alla volta Appiano Gentile (senza trovar troppi sostituti) per accasarsi altrove.
Abbiamo salutato quasi tutti gli eroi del triplete con la promessa (e la speranza) che qualcosa sarebbe cambiato in favore di un progetto.
Progetto che ad oggi – lentamente – (ri)tesse la sua tela. Giovani di belle speranze, qualche calciatore fatto e finito, dei medi gregari e via pedalare. Cosa manca dunque? Manca chiarezza.
Insieme agli eroi del triplete troppi tecnici hanno salutato l’ambiente nerazzurro; troppi tecnici non sono stati accontentati, troppi tecnici hanno dovuto far di necessità virtù.
Si è deciso di cambiare registro. Si è deciso di ripartire da una base solida, d’esperienza, di carattere, di tattica, di quanto di meglio in questo momento ci fosse . Si è deciso di sposare un (nuovo) progetto ponendo delle fondamenta coriacee. Cerchiamo di dare – questa volta – un seguito valido a tutta la faccenda, di non riavvolgere un nastro per rivedere un pessimo film; servono rinforzi – è evidente – servono subito, servono per l’inizio del campionato e non a gennaio. Servono per compete immediatamente e non per rincorrere. Servono per riportare fiducia all’ambiente che nonostante tutto risponde sempre in maniera eccellente (gli abbonati insegnano, lode a loro). Servono perché l’Europa che conta è – oggi come oggi – l’unico obiettivo perseguibile. Servono perché le amichevoli - saranno anche amichevoli – ma hanno evidenziato dei limiti da correggere. Servono perché adesso non ci possono essere più scuse, gli stomaci sono vuoti, troppo tempo è passato, troppi traguardi sono sfumati e troppo se ne è parlato. Servono perché l’Inter deve tornare dove le compete, e ci deve tornare con i fatti. Servono perché le chiacchiere sono state fatte e con quelle non si va (e non si è andati) da nessuna parte.
Se questo è il progetto finito ci sia chiarezza, si dica tranquillamente “signori al momento le cose stanno così, lavoriamo per tornare competitivi nel medio termine” e probabilmente la ragion di stato riuscirà a prevalere. Chiarezza e consapevolezza. Niente favolette, niente condizionali, ma pragmatismo ed onestà.
Il tifoso nerazzurro capirà perché non è un fesso, e soprattutto non ci vuole passare.
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