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Mancanze e limiti dell'Inter di adesso non spariscono automaticamente se parliamo dell'arbitraggio. Ma a questo punto diventa davvero difficile non affrontare l'argomento. Ci sono elementi che brillano per la loro evidenza. Impossibile ignorarli. Prendiamo la partita di domenica. Sono sufficienti 2 minuti per intuire quello che sarà il metro di giudizio applicato nel corso della gara dall'arbitro Russo. Lo stesso tempo impiegato da Samuel per mettere in atto il fallo da "avvertimento". Si delimita il territorio, si rimarcano le leggi in vigore. Dopo due minuti il fallo non fischiato su Guarin diventa quindi l'unità di misura. Almeno per quanto riguarda i nerazzurri.
Come le occasioni fallite e quelle messe in rete con successo alterano il corso della partita, così accade anche per le decisioni dell'arbitro. E questo a prescindere dal fatto che tu sia forte o scarso. Se sei scarso le paghi doppiamente perché difficilmente trovi la forza per non soccombere. Veniamo al fallo di mani di Juan Jesus. In quell'occasione l'arbitro mette in atto una serie di decisioni, che definire surreali è poco. Comunque non regolamentari. Sul fallo, che a detta di tutti è involontario (quindi non solo secondo la nostra opinione) prima concede la regola del vantaggio, poi quando l'azione del Cagliari finisce in un nonnulla, Russo indica improvvisamente il dischetto. Rigore. Pescando nei ricordi ci ritorna in mente un Juve-Lazio con Del Piero atterrato in area, l'arbitro che dà il vantaggio e sul palo di Inzaghi ecco la concessione del rigore. Quasi una seconda occasione. Brutti ricordi, insomma (per chi avesse voglia di rivangare consigliamo l'ascolto di Ti amo campionato). E se ritornano a galla ora non è certo un bel segno.
Russo è preciso e nel corso della partita mantiene con i nerazzurri lo stesso tenore nelle decisioni. Il fallaccio su Icardi non va oltre il giallo. E nel finale concitato, quando l'Inter sembra svegliarsi troppo tardi, non vede ovviamente una spinta sullo stesso Icardi, che tenta di colpire di testa, dopo aver appena preso una traversa, e viene letteralmente spostato da un giocatore del Cagliari. L'ennesimo rigore non dato va a fare compagnia a tutti gli altri. Non c'è arbitro che con i nerazzurri non ne abbia sbadatamente non visto uno. In questo sono paurosamente allineati. E pur non riuscendo ad immaginare che vi sia un'organizzazione complessa come quella riscontrata in Calciopoli è evidente che c'è un problema. Gli sbagli si compensano, dicono. In quale vita, ci chiediamo.
Sbagliare capita. Quando però gli errori penalizzano sempre e solo alcune squadre, favorendone solo altre i dubbi insorgono con virulenza. E le parole di chi è a capo di questa classe arbitrale non fanno che peggiorare la situazione giustificando l'ingiustificabile. Sembra quasi che nessuno voglia essere il primo arbitro a concedere un rigore all'Inter. Così domenica dopo domenica ci tormentiamo l'anima cercando di convincerci che tanto giochiamo male e quindi non ce lo meritiamo. Come fosse un premio da assegnare ai più bravi, non un atto dovuto dal regolamento. Che cosa abbia fatto l'Inter per ottenere questo trattamento non è chiaro. È come se ci fosse dell'astio arretrato nell'aria. Un'ostilità che risale a quando i nerazzurri riuscirono finalmente a dare un nome ai loro dubbi. Si chiamavano Calciopoli. E a qualcuno, questo, non è mai andato giù.
Twitter @SBertagna
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