editoriale

Il prezzo della vergogna? 25.000 euro

“Sai la gente è strana…” inizia così una celebre canzone della straordinaria Mia Martini. Mimì ci perdonerà se trasferiamo questo suo messaggio in ambito calcistico per rilevare storture e vergogne sempre più profonde nel mondo del...

Lorenzo Roca

“Sai la gente è strana…” inizia così una celebre canzone della straordinaria Mia Martini. Mimì ci perdonerà se trasferiamo questo suo messaggio in ambito calcistico per rilevare storture e vergogne sempre più profonde nel mondo del pallone. Strana è aggettivo però troppo riduttivo per tratteggiare alcuni attori di questo bizzarro microcosmo. La gente che popola questo mondo infatti, è molto più che strana: è grottesca, retriva, inadeguata.

Nel corso della giornata di ieri, il giudice sportivo Gianpaolo Tosel (che ha una evidente relazione parasimpatica con il bianconero) ha diramato i provvedimenti e le sanzioni relative all’ultima giornata di campionato. Scorrendo la lista delle varie squalifiche più o meno pesanti comminate ai giocatori, fra le quali spicca quella rifilata all’iberico Borja Valero fermato per 4 turni, il mio sguardo è stato bloccato da un provvedimento che mi ha gelato il sangue. La multa di 25mila euro nei confronti della Juventus per gli striscioni sulla tragedia di Superga esposti durante il derby di domenica.

Sarò retorico, sarò un moralista d’antan, ma prescindendo al 100% dalla fede calcistica, è un provvedimento abominevole, che serve solo a confermare che quel dito, perennemente puntato contro gli ultras, e le decennali accuse stereotipate rivolte verso le curve (“sono lo specchio della società”, “sono il male del calcio” e amenità varie) rappresentano solo un diversivo, il velo di Maya dietro il quale si cerca di celare il proprio malessere, la propria connivenza con un sistema marcio. Rappresenta l’ennesimo tentativo di ficcare sotto il tappeto i reali problemi di un mondo agonizzante, quello del calcio, dove le entità preposte a gestire e governare non hanno alcuno spessore etico-morale.

L’applicazione cieca e draconiana di leggi malnate, senza l’uso della vera risorsa principe in questi casi, che ormai sembra essere un bene elitario, ossia il buon senso, non fa altro che irrobustire i problemi e inasprire i conflitti sociali. Da decenni si gira sempre intorno ai soliti problemi senza migliorarli di un centimetro. Lo sapranno?

Su spinta europea, ovvia quanto amara constatazione, Federazione, Lega e bande direttive varie a inizio stagione hanno deciso che bisogna sconfiggere il razzismo. Bene, anzi benissimo. Ma questo, anziché il principio di un percorso educativo, è diventato l’unico criterio di riferimento in un sistema che ha mille e più falle. Ora il verbum domini è diventato “discriminazione razziale e territoriale”. Tutto il resto è di poco peso, passa sotto silenzio o viene sbrigato a fronte di provvedimenti irrisori.

Non si tratta qui di pesare la gravità dei gesti o fare una classifica. Ma di cercare un codice morale condiviso in uno sport e in un Paese che ne fa spesso, volutamente, a meno. Stride vedere che per dei “buuu” gracchiati da un manipolo di cercopitechi verso giocatori di colore o per cori che esistono da decenni contro napoletani o milanesi vengano chiuse vaste aree dello stadio, mentre per il vile e belluino oltraggio alla memoria di ragazzi morti in un incidente si dia una multa pecuniaria, che per una società di calcio di Serie A equivale al costo di un caffè per il sottoscritto. Purtroppo l’essenza di tale operare va ben oltre la sanzione. Equivale a legittimare questi rifiuti della società (che tra l’altro nelle immagini si vedevano benissimo) a fare la stessa cosa nelle prossime occasioni, se non peggio. E il loro olezzo si propagherà, contribuendo a diffondere il loro lurido messaggio.

Coincidenza curiosa quanto emblematica, la sentenza di Tosel veniva diffusa mentre in Germania, nello stesso giorno, un tifoso del Borussia Dortmund veniva bandito dallo stadio fino al 2020 per aver fatto il saluto nazista all’interno della struttura. Pensate che qualcuno ci riproverà al Westfalen Stadion? Non credo proprio. Pensate che verranno esposti ancora striscioni su Superga? Ovviamente sì. Questa è la semplice e abissale differenza tra Paesi che provano, e spesso riescono, a essere civili, e altri che si crogiolano nelle loro drammatiche iniquità.

C’è qualcosa che non torna, qualcosa di grave in atto, qualcosa di profondamente deviato in questi eventi di casa nostra. È in corso un processo di grave inquinamento in questo sport. E se l’inquinamento proviene dalle valli da pesca è una cosa "normale" che può essere bonificata con le giuste misure, ma se invece proviene dalla fonte sorgiva significa che non c’è speranza alcuna per cercare di diffondere i valori educativi e infondere etica nel mondo del calcio. Ma a molti, evidentemente, questo non importa.