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L'Europa League é roba per romantici, appassionati, calciofili veri. Il 2 agosto prendi e vai a Spalato, dove la non fama della squadra che affronterai fa rima con te la faranno sudare fino all'ultimo minuto, quella vittoria. Nulla sarà facile. Tu sei l'Inter e loro saranno qualcuno se ti batteranno. E quando l'arbitro fischia l'inizio dei giochi, la voce ruvidamente nota di un cronista di altri tempi ti abbraccia il cuore e sei felice così. Per quei ricordi che solo uno come lui ti può riportare alla memoria. Le domeniche in famiglia, la radio che gracchia, l'ansia di sapere che cosa ha fatto la Beneamata. Bruno Pizzul, sottotitolo il Calcio. Quello vero.
É il 2 agosto, non ce lo dimentichiamo. Ma la squadra macina già gioco e si esercita a disegnare geometrie quasi perfette, che sorprendono l'avversario. Non ci dimentichiamo nemmeno del livello non eccelso dell'Hajduk, ribadiamo solamente che nessuna squadra é già battuta sulla carta solo perché la si ritiene inferiore. "Abbiamo lavorato con la bocca chiusa" ha detto Stramaccioni alla fine della partita, soddisfatto. Ed é forse questo il segreto di dinamiche che in campo si riflettono senza timori e vanno a riempire gli spazi giusti, al momento giusto. Mai a vuoto. Wesley é brillante, suggerisce e segna una rete magnifica che profuma di ostinata attesa del frangente perfetto per insaccarla. Un grande ritorno.
L'Inter gioca, a tratti in maniera incredibilmente sapiente, e la novità é l'assenza di ansia. Si pressa, tutto ha come scopo ultimo far male all'avversario, ma senza quella dannosa frenesia che ti costringe a pasticciare dove non devi. In campo si riproducono i movimenti provati in allenamento, la squadra é ordinata, il tempo delle improvvisazioni fortuite é definitivamente morto. Segna anche Nagatomo, che sulla sua fascia corre deciso e si fa trovare pronto quando serve. Poi entra Coutinho. Prende il posto di Wesley e sapere di poter disporre di un cambio di questo tenore é una fantastica certezza. Cou (i segnali parlavano chiaro già in occasione del trofeo Tim) si muove con una nuova autorità alla quale abbina un'ispirazione rara. Il gol é un mix tra classe, tecnica e consapevole sfrontatezza. Ha dei gran numeri, il ragazzo. E li sta tirando fuori. E poi c'é lui, Fredy Guarin detto il Guaro, che a centrocampo fa il bello e cattivo tempo. La sua fisicità é impressionante, tira punizioni che come obiettivo non possono che avere la distruzione totale di tutto ciò che per sbaglio si fa trovare sulla loro traiettoria. Scardina zolle e palloni, é veloce, imposta il gioco. Una furia devastante. La partita si chiude sul 3 a 0. Negli occhi la sua folle rincorsa, un secondo prima del fischio finale, a riprendere un giocatore avversario nettamente in vantaggio, arpionando la palla come se non esistesse un domani. Giocare così, senza concedere nulla, il 2 di agosto, é davvero tanta roba.
Twitter @SBertagna
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