- Squadra
- Calciomercato
- Coppa Italia
- Video
- Social
- Redazione
editoriale
Nella vita di ognuno di noi ci sono delle priorità. Che siate sposati, fidanzati, eremiti o meno, domenica sera ogni impegno preso è da prorogare. Qualcuna vi dirà che il calcio è solo un'accozzaglia di persone vestite in maniera rivedibile che rincorre un pallone, qualcun altra vi dirà che si sente trascurata e qualche altra ancora che non crede alla simbiosi che si crea per 90 minuti fra voi e quelle 11 persone vestite in maniera rivedibile, ma di nerazzurro.
Ecco, domenica sera c'è un impegno. Provate loro a spiegare il senso di questa partita, Inter-Juventus.
Inter-Juventus è una sfida sotto tutti i punti di vista. È una sfida cromatica, ideologica, processuale, da bar, forse anche un pó' calcistica. Nerazzurri contro bianconeri, Milano contro Torino, fratelli del mondo contro elìte (?) nazionale, coscienza pulita contro ricorso al tribunale, Inter contro Juventus.
La storia di questa partita è un po' la nostra storia. Inter-Juventus ha scandito perfettamente le nostre vite, ha sempre accompagnato le generazioni, eccezion fatta per la stagione 2006/2007 in cui l'Inter banchettava e la Juventus scontava la pena di una sentenza che ancor di più ha diviso le due fazioni, alzando i termini della contesa ben al di sopra di un campo da calcio.
Il senso di Inter-Juventus passa dal nostro quattordicesimo scudetto e non può essere altrimenti, perché è uno dei più importanti della storia dell'Inter: più che la gioia ad un gol, quello scudetto è l'eliminazione di un macigno che meccanismi prettamente sportivi, quasi ingenui, non riuscivano ad individuare. Il quattordicesimo scudetto è la rimozione di una barriera che ostruiva (un po' come Iuliano su Ronaldo) il passaggio alla vittoria e comportava frustrazione, rabbia, "non vincete mai".
Più che le tempeste giudiziarie, il senso di Inter-Juventus sarebbe bello cercarlo in campo, partendo da Facchetti e Scirea, arrivando fino a Icardi e Pogba, passando per Zanetti e Del Piero: è soprattutto grazie a loro se questa partita è "il derby d'Italia". Sarebbe bello poterne parlare con l'ingenuità di tifosi da bar, senza bisogno di conoscere norme giuridiche per argomentare ognuno la propria tesi, sarebbe bello parlarne senza dover per forza ogni volta nominare la parola "Calciopoli".Sarebbe bello poter parlare di questa partita ricordando solo che Icardi gli fa sempre gol, che Del Piero c'ha fatto la linguaccia a San Siro, che Maicon ha fatto sombrero e "golazo" o che Eto'o ha preso la traversa da un metro. Purtroppo però non è solo questione di campo, è questione di tutto.
E poi basta vedere i precedenti per capire quanto sia importante domenica. L'Inter non vince in casa dal 2010, l'anno del Triplete. Vincere domenica sera vorrebbe dire dare un segnale forte e chiaro all'Italia, e a Torino soprattutto, che la pacchia è finita. Abbiamo vinto in una stagione sola, il 2010, tutto quello che la Juventus non riesce a vincere dal 1996. La paella dalle grandi orecchie di Madrid ci ha riempito la pancia e abbacchiati un po' in questi anni, ma ora abbiamo di nuovo fame. L'ultima volta che vincemmo contro la Juventus coincise con la prima sconfitta della Juventus allo Stadium: da lì cominciò una caduta verticale che portó al nono posto. Adesso, questa Inter, è una squadra più matura e non rifarebbe lo stesso errore: è una squadra affamata, e ha voglia di banchettare come faceva un tempo.
Domenica sera sarà un altro pezzo di storia che ci accompagnerà, come anno dopo anno ci accompagna ogni Inter-Juve. All'appuntamento con la storia non si può mancare. Spiegatelo alla vostra lei, anche se non sarà facile. Fatele capire cos'è Inter-Juventus.
Twitter @FabriJZLongo
© RIPRODUZIONE RISERVATA