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Sembra un campetto di calcio di una periferia inglese. Invece è il campo sportivo G.Facchetti di Milano. L'appuntamento è di quelli importanti. La Primavera, vincitrice della scorsa Next Gen Series, difende il titolo e si gioca tutto in una gara diretta contro l'Arsenal. In palio il passaggio ai quarti, dove la vincitrice troverà il CSKA Mosca. Si gioca in una giornata di pioggia, che invece che quietarsi aumenterà con il passare del tempo. Il campo è davvero impresentabile. A tratti un pantano. La fascia più vicina alle tribune, dove il pubblico numeroso si stringe per non prendere la pioggia, è un lastricato di pozzanghere. Nel primo tempo Alborno la presiederà con tenacia, galloppando su e giù a cercare di dominare i palleggi storpiati dal fango e dall'acqua. Riuscendoci anche piuttosto bene.
L'Arsenal si dimostra subito squadra ruvida, che non va troppo per il sottile. L'arbitro, per rimanere in tema di calcio inglese, lascia correre molto e interviene poco. Sono estremamente fisici i giovani inglesi, ma nell'avvio di gara i nerazzurri li contengono con grande bravura. Non a caso tra i migliori in campo non si potranno non citare Olsen, Spendlhofer e Colombi, giocatori forti fisicamente. La partita non registra, da una parte e dall'altra, azioni pericolose. E il fatto che la palla rimbalzi totalmente deviata dalle storture di un campo stagnante non aiuta. Tassi prova il tiro dalla distanza, Spendlhofer e Donkor chiudono bene sugli avversari. L'Inter gioca con tecnica, ma le manca il guizzo finale. Nel secondo tempo arriva il gol dell'Arsenal e lascia tutti con l'amaro in bocca. I nerazzurri hanno giocato una partita di grande concentrazione e nessuno si è risparmiato. Gli inglesi hanno capitalizzato al meglio una delle poche occasioni create. Dal momento della rete di Yennaris gli animi si scaldano, inevitabilmente. I giocatori dell'Arsenal incominciano a perdere tempo, i nerazzurri li richiamano stizziti. Nell'ultima frazione della gara l'Inter si proietta in avanti cercando di ribaltare il risultato. Tassi, Belloni e Garritano si muovono bene. Salgono sulle fasce e dove riescono a ritagliarsi varchi, si guadagnano calci d'angolo, ma non sono molto fortunati. E' un assedio, quello nerazzurro, che si chiude sotto una pioggia scrosciante, sancito da un fischio finale che lascia gli inglesi liberi di abbracciarsi felici e incuranti dell'acqua e del fango.
Non ci sono modalità più belle di altre per uscire da una competizione, ma sicuramente ci sono modalità per onorare ciò che si sta facendo. Anche se alla fine non si raggiunge l'obiettivo. E' esattamente ciò che ha fatto la Primavera dell'Inter contro l'Arsenal. E se si pensa agli elementi che non hanno funzionato è buffo riscontrare come il reparto meno incisivo in termini di efficacia sia proprio quello dell'attacco. Come in prima squadra, anche in Primavera manca una punta che segni senza troppi svolazzi, che sblocchi partite stagnanti, che capitalizzi ciò che la squadra è brava a costruire. Sono sei i ragazzi della Primavera aggregati alla prima squadra. Dalla partita contro l'Arsenal a quella contro il Tottenham il tema sembra sempre lo stesso. Calcio inglese, gare insidiose e rudi, competizioni da onorare. Da un campetto di "periferia" ad un palcoscenico importante il passo a volte è davvero breve. Il tempo di un acquazzone che sembra non finire mai. Il tempo di una generazione.
Twitter @SBertagna
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