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"E' importante che sappiano che il terzo posto è un obiettivo della Società". Massimo Moratti, entrando a San Siro, aveva ancora una volta espresso fiducia per un traguardo che, prima di Inter-Bologna, sembrava veramente alla portata. Se da una parte c'era la preoccupante ascesa del Milan, dall'altra c'era comunque un Napoli ad andamento lento a far sperare i nerazzurri, con la prospettiva addirittura di mettere nel mirino il secondo posto dei partenopei.
Ma dopo la gara interna con i felsinei lo scenario è radicalmente cambiato. L'infortunio di Diego Milito ha messo a nudo tutte le lacune di una squadra che manca di un vero centravanti e che è alla continua, affannosa ricerca di un modulo decente per trovare un minimo di equilibrio.
La difesa a quattro fa acqua da tutte le parti, i due davanti alla difesa (che siano Gargano e Stankovic o Kuzmanovic e Cambiasso cambia poco) sono inesistenti in fase di filtro e macchinosi in fase di impostazione, i tre dietro la punta difettano in qualità (ieri Schelotto e Benassi dove un tempo agivano Pandev, Balotelli ed Eto'o) e l'unica punta (che sia Cassano o Palacio) non ha le caratteristiche fisiche per sopportare da sola un intero reparto.
Il tutto si traduce in un'amara verità: questa squadra non è da terzo posto. E il recupero degli infortunati, per quanto certamente importante, non lascia pensare che la situazione possa cambiare radicalmente.
L'Inter ha privilegiato le esigenze di bilancio ad agosto, lo ha fatto ancora a gennaio ma ha continuato a porsi come obiettivo la Champions League. Questa incongruenza tra parole e fatti ora è definitivamente emersa. Perché continuare a ripetere che l'obiettivo è la Champions quando la squadra allestita è palesemente inadeguata? Perché continuare, insistentemente ad ancorare gli investimenti futuri ad un piazzamento che ad oggi è pura utopia?
Questo scenario terrorizza il tifoso nerazzurro, perché la coperta rischia di essere sempre troppo corta. Non allestire una squadra competitiva e poi vincolare gli investimenti ad un piazzamento superiore alle potenzialità della rosa rischia di diventare un circolo vizioso pericoloso.
"Gli investimenti saranno inevitabilmente limitati dal momento che non abbiamo gli introiti della Champions League". E' questa la frase che preoccupa i sostenitori nerazzurri. Che hanno paura di trovarsi davanti un cane che si morde la coda. Per avere gli introiti della Champions bisogna allestire una squadra da Champions. Esattamente l'opposto di quanto fatto in Corso Vittorio Emanuele, soprattutto a gennaio, con una campagna acquisti-cessioni davvero dissennata.
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