editoriale

IL VENTO E’ CAMBIATO, QUALSIASI COSA ACCADA…

Comunque vada non c’è nulla che all’Inter si possa rimproverare. C’è un percorso, cominciato dopo il 5 maggio, che ha reso la nostra squadra quella che è oggi. I nostri ragazzi hanno già cambiato la storia. Hanno cancellato quelle gare...

Eva A. Provenzano

Comunque vada non c’è nulla che all’Inter si possa rimproverare. C’è un percorso, cominciato dopo il 5 maggio, che ha reso la nostra squadra quella che è oggi. I nostri ragazzi hanno già cambiato la storia. Hanno cancellato quelle gare snervanti contro il Villareal, il Valencia, contro il Liverpool. Stamattina tutti gli interisti, compresi quelli più scettici, si sono risvegliati pensando, “accidenti e chi se l’aspettava?”. Nessuno, solo cinque anni fa, poteva prevedere questa giornata. Nessuno avrebbe mai pensato di svegliarsi in una mattina qualunque di maggio e sentire di potersi meritare la Luna. Questa squadra, quella che (piaccia o no) ha il marchio di Josè Mourinho, è già storica. E rischia di entrare nella leggenda. Di sicuro la sfiorerà. C’è un filo magico che lega la Grande Inter di papà Angelo a quella di Massimo, stasera la storia potrebbe essere riscritta, con una mano diversa, ma con la stessa identica penna (e calamaio). Perché questa intanto è la squadra di Moratti. Lui c’ha creduto quando nessuno ci riusciva più. Lui ha saputo aspettare, ha investito soldi e una vita intera perché quella penna (eredità pesante) potesse essere riutilizzata. E' l'Inter di Facchetti e Prisco. Uomini che c'erano allora e che ci sono, invisibili, anche oggi. Gli incubi vissuti sono passati. L’Inter non è più la barzelletta, lo sberleffo, il collega d’ufficio da prendere in giro. L’Inter è una squadra da temere, da rispettare, che ha conservato la solita dose di imprevedibilità che la rende affascinante anche agli occhi dei tifosi avversari (che l'ammettano oppure no). E quando si combatte per anni contro i propri limiti e poi si riesce a superarli allora si rischia di diventare tutto quello che si è sempre desiderato. Il vento è cambiato. Lentamente, anno dopo anno. Sono arrivati uomini a costo zero, ma che valgono una fortuna (Cambiasso) e uomini che sono rimasti lì, come sempre, senza mai tradire il nerazzurro, uomini meritevoli di un giorno così (Javier), sono saliti sulla nave uomini giusti al momento giusto (Milito), uomini con una carriera alle spalle che parla per loro (Eto’o), fantasia (Sneijder) e il solito destabilizzante, ma indiscutibile talento (Balotelli). E proprio ora che abbiamo acquisito la sicurezza (tutta la difesa dell’Inter lo è) che non avevamo, all’orizzonte spuntano le incertezze su cosa sarà. Cosa sarà l’Inter senza Special Josè? (Se alla fine deciderà che ha dato troppo e allora se ne andrà e farà posto). Cosa ci mancherà? Cosa potrebbe rendere una stagione più bella di questa che non abbiamo ancora finito di vivere? Una cosa è chiara, questo il tempo ce l’ha insegnato. Passano i giocatori (e da queste parti ne sono passati di grandi per davvero), passano gli allenatori (ahinoi), ma l’Inter resta. Resta sempre. Perché è un’idea, perché l’Inter è semplicemente l’Inter. Qualsiasi cosa accada.

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