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editoriale
Qualche tempo fa annunciare a Samuel Eto'o che la maglia da titolare se la sarebbe dovuta sudare era una cosa normale. La concorrenza era spasmodica e feroce. Tutti volevano lasciare un piccolo segno in quella che sentivano sarebbe stata la stagione più esaltante di tutti i tempi. Tutti lavoravano per mettersi in mostra. Poterlo fare rappresentava un grandissimo privilegio.
E' trascorso un po' di tempo e le facce non sono più le stesse. Né in panchina, né in campo. Accanto a quelle più note se ne sono aggiunte di nuove. Sono cambiati i risultati, la perfezione si è sgretolata in favore di una normalità, che, vi piaccia oppure no, va affrontata. Ranieri non si lascia travolgere dal desiderio di sapere che cosa riserverà il futuro all'Inter, ma apparecchia saggiamente un tavolo pratico e frugale in attesa di tempi migliori. Fa la spesa giorno per giorno come una massaia abituata a preparare i suoi piatti migliori con gli ingredienti che ha in quel momento. Pochi fronzoli e decorazioni, meglio guardare alla sostanza.
L'Inter di oggi è un piatto che non ha ancora trovato gli ingredienti protagonisti, anche se sono lì a portata di mano. Per un motivo o per l'altro. Un infortunio prolungato, una ricaduta, qualche esitazione nel ritornare a mangiare l'erba del campo. Campioni che se mancano fanno sentire la loro mancanza. Stasera ancora una volta si giocherà per tre punti fondamentali. Per cercare di rispolverare vecchie abitudini vincenti. Poi sul palcoscenico del calcio scenderà il sipario della sosta natalizia. Tempo di riflessioni. Qualche tempo fa uno come Samuel Eto'o si faceva in quattro per riconquistarsi il posto in squadra. Vogliamo che tutti ragionino come lui. Dal più vecchio all'ultimo arrivato. La rivoluzione di gennaio passa anche da qui. Dall'intensità con la quale i giocatori vorranno battersi per questi colori. Per le esitazioni e le distrazioni non ci sarà davvero più tempo. Nè pazienza.
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