editoriale

Incapaci di godere

Il destino beffardo, sembra ripetersi, ancora una volta, ancora, l’indomani da una conquista questa volta MONDIALE. Se il 22 maggio poteva considerarsi la prova generale dell’insoddisfazione nerazzurra, il 18 dicembre oltre la vetta...

Giovanni Montopoli

Il destino beffardo, sembra ripetersi, ancora una volta, ancora, l'indomani da una conquista questa volta MONDIALE. Se il 22 maggio poteva considerarsi la prova generale dell'insoddisfazione nerazzurra, il 18 dicembre oltre la vetta del mondo si è toccata anche quella dell'amarezza. Benitez sbotta, Materazzi lo guarda storto e rincara la dose: "Non ci interessa quello che dice l'allenatore". Parole, quelle del difensore, probabilmente più stonate di quelle pronunciate da Milito il 22 maggio a Madrid. I tifosi, quelli no, quelli sono sempre presenti, sempre più innamorati, sempre più fieri di sostenere due colori, quelli nerazzurri, che finalmente avvolgono il mondo intero. La passione, quella dei tifosi, ce ne fosse solo una briciola nel cuore di qualche atleta che veste la nostra gloriosa casacca, allora si, allora tutto diventerebbe così "normalmente banale", così logico tanto da non sembrare vero. L'Inter, dopo 45 anni, torna sulla vetta del mondo ma, ancora una volta, ai tifosi non viene concessa quella dignità di poter festeggiare a 360° causa incomprensioni, causa malesseri, causa inopportuni sfoghi. C'è un tempo per gioire, c'è un tempo per festeggiare e un tempo per soffrire. L'ultima, la sofferenza, i tifosi interisti la conoscono talmente bene da esser capaci di ostentarla con una fierezza fuori dal comune. E allora, quando viene il giorno di gioire, lasciamo  che almeno una volta, una, lo possano fare nel migliore dei modi. Senza dover ingoiare bocconi amari anche quando il calcio nerazzurro diventa espressione massima di questo gioco.