editoriale

Insieme alla sua reputazione

E dopo giorni di buio, di partite anonime, di guerre intestine, di offese e di amori traditi l’Inter rialza la testa. Con un comunicato scarno ma potente. Poche righe in risposta alla ormai attestata arroganza bianconera, che nella persona...

Sabine Bertagna

E dopo giorni di buio, di partite anonime, di guerre intestine, di offese e di amori traditi l'Inter rialza la testa. Con un comunicato scarno ma potente. Poche righe in risposta alla ormai attestata arroganza bianconera, che nella persona del presidente bianconero Andrea Agnelli, torna a toccare l'argomento Calciopoli. Il famoso scudetto di cartone. Un risarcimento (seppur magro rispetto alle ingiustizie patite) doveroso in virtù degli scenari scoperchiati nel 2006. Scenari che raccontavano di una cupola relativa agli ultimi campionati ma che è piuttosto facile immaginare operasse da più tempo. Sappiamo tutti che genere di mistificazione è stata messa in atto negli anni per poter convincere il mondo che in realtà la Juventus era una vittima. E con lei tutti i suoi principali dirigenti. Messi in croce per così poco. In fondo lo facevano tutti.

Col cavolo. Abbiamo dovuto ingoiare rospi su rospi. Abbiamo assistito alla potente macchina del fango che in tutti i modi possibili e (non) immaginabili ha cercato di scalfire la memoria di Giacinto Facchetti. Ci vengono in mente le parole di Gigi Riva: "Mi viene voglia di spaccare tutto, Facchetti era pulito." Che a pensarci ancora adesso, la rabbia maledetta che ci assale. Per quello che sono stati capaci di dire. Per quello che non siamo stati capaci di replicare. Chiusi in un ostinato silenzio che veniva oltraggiato in ogni modo. Massimo Moratti ha preferito non rispondere a quelle accuse. Se c'è una colpa da rimproverargli è questa. Non essere andato fino in fondo. Facchetti l'avrebbe fatto. Se no che gente saremmo.

Gente che tiene alla sua reputazione. Gente che sa che cosa è la vergogna. Gente che non dimentica. Noi stasera siamo tutto questo. In ritardo, fuori tempo e non privi di sensi di colpa. Ma poco importa perché finalmente qualcuno ha disegnato una striscia per nulla immaginaria dalla quale non sarà più possibile prescindere. Qualcuno ha tracciato il limite oltre il quale non è più lecito spingersi. Da una parte il mondo virtuale nel quale le vittime sono diventati i carnefici. Dall'altra chi ha deciso che è ora che questo gioco finisca. "La Juventus è stata retrocessa in serie B insieme alla sua reputazione. Questi sono i fatti. Che non permetteremo a nessuno di alterare e di dimenticare." Queste sono le parole che ci rendono orgogliosi di essere interisti. Queste parole ci riappacificano con la nostra storia. Da domani torneremo ad occuparci di bilanci, di Moratti dimissionario, di Thohir, di Mazzarri e dei nostri evidenti limiti calcistici. Ma stasera fateci respirare quest'aria buona. Stasera c'è solo l'Inter. Con quel senso di appartenenza impossibile da spiegare. 

Twitter @SBertagna