editoriale

INTER-BARCA E IL RITORNO DI IBRA…

Alessandro De Felice

Alzi la mano chi di voi non si attendeva qualcosa di più dall’attesissimo incontro Inter-Barcellona… CALMA. Aspettiamo e vedremo. Noi interisti spesso diamo giudizi affrettati: ci esaltiamo e ci deprimiamo con immensa facilità. La...

Alzi la mano chi di voi non si attendeva qualcosa di più dall'attesissimo incontro Inter-Barcellona... CALMA. Aspettiamo e vedremo. Noi interisti spesso diamo giudizi affrettati: ci esaltiamo e ci deprimiamo con immensa facilità. La realtà è una via di mezzo tra la favola di Mourinho ("Inter fantastica") e le sparate della stampa spagnola ("Lezione di calcio a San Siro"). La realtà è iscritta tra il titolo di Campioni del Mondo e quello di Campioni d'Italia, tra chi una squadra la deve rinnovare dopo aver vinto tutto e chi, le sue vittorie (almeno in campo internazionale) le deve ancora costruire, tra chi (e qui ha ragione Mourinho) gioca insieme da tanti anni e chi ha cambiato mezza squadra. Insomma, da veri tifosi dobbiamo ammetterlo, Il Barça è stato nettamente superiore. Almeno nella sfida di questa sera. Tuttavia non tutto è da buttare, come qualcuno vorrebbe far intendere. La struttura della squadra sta cambiando e possiamo contare sul fatto che alcuni meccanismi vanno ancora perfezionati, o addirittura creati dal nulla.

Il ritorno di Zlatan. Alzi la mano chi non ha provato una fitta al cuore (seppur breve, almeno significativa) nel vedere il "nostro" Ibra entrare a San Siro con la maglia fluorescente del Barça... Lo abbiamo tanto amato, è giusto così. Il pubblico lo ha trattato con il rispetto che un grande campione come lui merita e lui, forse (nonostante la maschera) questa emozione l'ha sentita. Anche perchè al Barça, le cose, non sembrano andargli benissimo. Non è più lui a insultare i compagni, ma gli insulti li prende con immensa facilità. Da Messi, in particolare, che non gliene risparmia una. Lui abbozza e abbassa il capoccione. A Barcellona le gerarchie sono un pò diverse. Non c'è un Muntari che corre per te, nè uno Stankovic che ascolta i tuoi rimbrotti. Il Re di San Siro a Barcellona è poco più di un gregario, che chiede scusa quando sbaglia e gioca, sempre, per il vero leader della squadra. Lionel Messi.

Un pò si stringe il cuore a vederlo così. Ma la scelta è stata sua e non si può tornare indietro. La sensazione però, è che per una sera lo spaesato Eto'o e il remissivo Ibra visti a San Siro si sarebbero volentieri scambiati, ancora una volta, la maglia. Forse l'Inter dei lanci lunghi avrebbe fatto un pò meglio e il "flipper" catalano avrebbe trovato un catalizzatore in più nell'infallibile camerunense. Lo scambio dell'estate, per una sera, è sembrato poco meno di un fallimento. Ma è solo un'illusione e non c'è tempo per la delusione, l'Inter deve crescere. E lo farà solo giocando e rigiocando gare come quella di stasera. Sbagliando e riprovando. Cadendo e rialzandosi. Ci sta il dispiacere per la prestazione, ma iniziamo a ragionare anche noi in termini di risultato. Si tratta di un pareggio che per l'economia del girone potrebbe essere fondamentale, addirittura per puntare al primato. Quasi una bestemmia dopo Inter-Barcellona, ma tra qualche tempo potrebbe non esserlo più.