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A qualcuno sarà parso esagerato. A qualcun altro, forse, addirittura un gesto di sfida. Ma il silenzio stampa che è caduto come una coltre nevosa sulla società nerazzurra non è frutto di eventi solo recenti. La squalifica di Mourinho sul campo bianconero ha legittimato la sua non-presenza davanti a telecamere e microfoni, ma se in altre simili occasioni un sostituto della società ne faceva le veci, così non sarà invece nella vigilia di Atalanta-Inter. Perché? Tra il tecnico portoghese e la stampa italiana non è mai corso buon sangue, ma tant’è: Josè senza interviste se la passa benissimo. I giornalisti un po’ meno. Forse proprio per questo rapporto di amore-odio si è scatenata una guerra senza precedenti. Mou non vuole piacere a nessuno, cosa che peraltro gli riesce benissimo. E un atteggiamento di questo genere offende la sensibilità di generazioni di giornalisti, che non ci stanno a farsi dettare le regole in casa propria. Da uno straniero, poi! In un balletto dai ritmi tutti italiani si sta consumando una commedia dai contorni tragicomici. Che travolge tutto quello che sta in mezzo. Balotelli, per esempio. Improvvisamente in casa Inter c’è un vero grande campione come Mario, con il quale il tecnico nerazzurro ha un rapporto non disteso. Gli elogi (tutti meritatissimi, Mario!) di questi ultimi giorni disegnano un panorama giornalistico interessante: Mario è l’”ostaggio”(mediatico) e Mou quello che sbaglia a non farlo giocare sempre e comunque. Tutto vero, Mario è un fenomeno. Ma proprio perché deve diventare uno dei giocatori più forti mai visti (se non lo diventerà i suoi compagni sono pronti a strangolarlo!) necessita di dritte, istruzioni e sì, anche di bacchettate. C’è chi insinua che Mou usi con lui troppo il bastone e poco la carota. Mercoledì Mario ci ha regalato delle finezze da fuoriclasse, ma in alcuni momenti si è lasciato prendere dalla sua indole irrequieta. A chi spetta il compito di riprenderlo (per il bene suo e di tutta la squadra) se non a Mourinho? Aleggia intorno al tecnico portoghese troppa antipatia per non intuire che non tutti coloro che scrivono sulle vicende nerazzurre sono effettivamente mossi da intenti sinceri. Perché si dovrebbe crederlo? In passato la stampa ha fatto a pezzettini l’Inter, a ragione e a torto, in mille occasioni. Amplificando, eccedendo e buttandone i resti in pasto alla platea affamata. E tutto questo non moltissimo tempo fa. Un paio di esempi su tutti. Nella settimana precedente allo scudetto agguantato all’ultima giornata con il ritorno di Ibra scoppiò uno scandalo intercettazioni con alcuni nerazzurri “coinvolti”. Domenico Brescia, sarto noto nell’ambiente della Pinetina, si trova al centro di un’indagine di droga. E le telefonate tra il sarto e i giocatori dell’Inter sono così compromettenti (si parla di “grucce”, donne e biglietti delle partite), che nessuno di loro è indagato e lo stesso Brescia si dice dispiaciuto per l’accostamento fatto dai giornali tra la sua vicenda e l’Inter. Il Riformista dedica a questo superscandalo la prima pagina, specificando successivamente (e non in prima pagina) che si trattava di uno scherzo, una trovata ironica. Che simpaticoni! Peccato che l’Inter stesse vivendo la settimana più difficile di tutto il campionato, dovendo andare a vincere a Parma (per non consegnare lo scudetto alla Roma) e per di più senza tifosi. Altra vicenda, sempre relativa a quel campionato. L’Inter avrebbe perso le ultime partite (quelle precedenti a Parma) per favorire le scommesse. Tutte queste sciocchezze erano confluite in un’indagine, ovviamente chiusa per evidente ridicolaggine delle accuse. Abbiamo letto cose che non avremmo mai voluto leggere. Insinuazioni cattive, regolarmente smentite dai fatti. E nel bene e nel male siamo sempre rimasti inchiodati al centro dell’attenzione. Sarà sempre così? Un po’ di silenzio, in fondo, è presa di posizione abbastanza legittima…
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