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Il problema esiste. E' inutile negarlo. Mateo Kovacic sta giocando male. La mancanza di un ruolo fisso, di una posizione ben definita non possono essere le uniche risposte al problema. Mateo sta facendo fatica in un momento storico a lui assolutamente propizio. Con un allenatore che crede al 100% in lui. Che dice apertamente una piccola bugia per sostenerlo. Che lui non deve dimostrare nulla. Purtroppo tutti, nel calcio, devono dimostrare qualcosa. Se non lo fanno vengono dimenticati. In fretta e spesso senza rimorsi.
Già. Sull'aspettare ci sarebbe da aprire un bel capitolo in casa Inter. Intuizioni giuste congedate frettolosamente. Coutinho, per citarne una. Un giocatore che può non piacere (e infatti piaceva a pochi tifosi nerazzurri) ma che in Premier non solo si è ritagliato il suo spazio. Lo ha reso indispensabile. Coutinho è un giocatore decisivo per il Liverpool. Rimpianti? Con i rimpianti non si va da nessuna parte. Meglio far tesoro di qualche lezione per il futuro. Ogni tanto.
Riavvolgendo il nastro della permanenza di Kovacic all'Inter troviamo molti alti e bassi. Mateo arriva sul finire di un gennaio caratterizzato da un calciomercato bizzarro. Coutinho viene ceduto, Sneijder saluta da separato in casa e il primo giocatore che l'Inter prende è un certo Rocchi. L'arrivo di Mateo riscalda gli animi. Abbiamo preso uno buono, si mormora. E il talento di Kovacic conquista presto il cuore dei tifosi. All'inizio Stramaccioni non lo fa giocare. In una bruttissima partita a Firenze (quella del pallone è quello giallo) lo sostituisce e ne boccia la prestazione. Poi non ne fa praticamente più a meno. A fine anno Strama viene esonerato e al suo posto arriva Mazzarri. Per Mateo, dipinto come il futoro dell'Inter, le cose si fanno difficili. Non è più il giocatore insostituibile del quale parlavano i giornali. Anche le sue prestazioni ne risentono. Tra panchine e risultati collettivi che stentano ad arrivare. Il secondo anno con Mazzarri inizia all'insegna dei gol. Mateo sembra un giocatore più sicuro. Poi l'ennesimo cambio in panchina. Un ritorno importante per una squadra da raddrizzare. Roberto Mancini is back.
Kovacic non ha vissuto momenti facili all'Inter. Una squadra che ha cambiato in continuazione fisionomia e che non è mai riuscita a trovare una vera identità di gioco. Una squadra che si è persa nelle ricadute e che ha bruciato le sue ambizioni sull'altare dell'inadeguatezza. Una squadra che, mai come oggi, cerca di svoltare. Mateo contro la Fiorentina ha giocato male. Timore, incertezze e passaggi indietro. Mateo è giovane. Mateo ha un problema di personalità, che è regolarmente emerso quando ha giocato meno. Ha prolungato il contratto con l'Inter, nessun equivoco sul suo futuro. Ora tocca a lui. Mancini lo ha sempre ammirato. Nessuno meglio di Roberto può sapere che cosa gli manchi per diventare il giocatore che tutti si immaginano lui possa essere. Uno che in questa Inter faccia la differenza. Partita dopo partita. Con costanza e senza esitazioni. Prima che a parlare sia, ancora una volta, quella cosa tremenda che prende il nome di rimpianto.
Twitter @SBertagna
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