editoriale

L’altra sponda del delirio

Sabine Bertagna

“C’è poco da dire, c’è da piangere. D’altronde c’è poco da aspettarsi da chi è nono e decimo”. La sintesi di Adriano Galliani può anche riassumere a grandi linee una stagione tempestata di delusioni e...

"C'è poco da dire, c'è da piangere. D'altronde c'è poco da aspettarsi da chi è nono e decimo". La sintesi di Adriano Galliani può anche riassumere a grandi linee una stagione tempestata di delusioni e fallimenti per le due squadre meneghine, ma di certo mal sintetizza il derby. E non perché tra Inter e Milan ci fosse un divario sensazionale, paragonabile al divario che potrebbe intercorrere tra la capolista e l'ultima in classifica. Ma mettere una squadra che ha giocato con determinazione cercando il gol (c'era anche riuscita, per dirne una) sullo stesso piano di una squadra che, a corto di idee, ha cercato per la maggior parte del tempo di difendersi non è onesto. E' abile, come spesso riesce ad essere la comunicazione rossonera. Ma onesto proprio no.

A dirla tutta l'autogol di Mexes sarebbe stato un finale perfetto per un derby definito da tutti povero di emozioni. Ma ecco il fallo di Palacio. Un fallo che a velocità normale era difficile da vedere e che ha lasciato i tifosi nerazzurri nell'illusione del vantaggio per parecchi interminabili secondi. D'altronde se sei l'Inter lo sai che gonfiare la rete avversaria non è sempre sufficiente. Per non parlare del rigore. Un rigore non fischiato che ha, per la prima volta, sconvolto la serenità molto british del Mancio. Vedete quello che volete vedere, ha sbottato in poche parole alla fine della partita. Se solo ne avessimo la forza potremmo fare due calcoli sulla famosa classifica pulita dagli errori arbitrali. Ma non l'abbiamo.

A suggellare il messaggio perfetto di un derby giocato da due squadre alla frutta è arrivato il solito tapiro di Valerio Staffelli. Il mondo rossonero è un mondo fantastico. L'Inter pareggia, rischia di segnare, segna e le annullano la rete, le negano un rigore e Staffelli che cosa fa? Porta il tapiro a Inzaghi, che a fine partita viene più volte ripreso negli studi di Sky per le frasi surreali pronunciate ("non sono queste le partite che dobbiamo vincere")? Porta il tapiro al Milan perché il pareggio è un risultato per il quale la squadra dovrebbe ringraziare con timorosa devozione le divinità tutte (sarebbe sufficiente contare le parate di Diego Lopez)? Porta il tapiro a Galliani per i grandi acquisti di gennaio rimasti in panchina (Cerci)? No, lo porta a Mancini. Lo porta a Mancini e lo sfotte. Come fa da sempre dopo ogni derby. Con quella spocchiosa arroganza di chi pensa che un tapiro possa far sembrare meno triste una stagione sbagliata. Con quella finta ironia che non fa più ridere da molto tempo. 

Non osiamo immaginare cosa sarebbe successo a episodi invertiti. Magari l'autogol a parti invertite sarebbe stato convalidato, magari no. Il rigore sarebbe diventato un rigore che si assegna senza dubbi e soprattutto senza nessun tipo di rimorso. E fosse andata così quei tre punti ce li avrebbero sventolati sotto al naso con la stessa identica arroganza. Con quei tre punti in più avrebbero parlato di due squadre tristi e allo stesso livello? Avrebbero minimizzato la vittoria? Non avrebbero infierito? Ma dopo questo pareggio siamo diventati cugini di sventure. Facciamo piangere. E voi fate ridere. Voi che con un tapiro vi sentite più forti. Voi avete decisamente un problema.

Twitter @Sbertagna