editoriale

L’Inter è (ancora) una big?

“Ho imparato che il termine incedibile non va usato perché c’è il rischio di essere smentiti dopo poco tempo. Trattenere Kovacic e Icardi è possibile anche se altri club hanno più appeal di noi. L’Inter può compensare con le...

Sabine Bertagna

"Ho imparato che il termine incedibile non va usato perché c’è il rischio di essere smentiti dopo poco tempo. Trattenere Kovacic e Icardi è possibile anche se altri club hanno più appeal di noi. L’Inter può compensare con le motivazioni che diamo ai nostri giocatori, con l’opportunità di crescita che garantiamo loro. Sono fiducioso che Icardi, Kovacic e Dodò abbiano voglia di rimanere per un po’. Se poi arriverà una grande società che li vuole, a un certo punto potrebbe essere giusto accontentarli." (Marco Fassone)

"Mi hanno chiesto se voglio andare in un grande club, l'Inter è già un grande club, ora un po' in difficoltà, ma il progetto c'è. C'è un nuovo allenatore, la squadra non si può fare in sei mesi, ma in 1,2 o 3 anni e speriamo di iniziare ora." (Mateo Kovacic)

Le parole di Fassone suonano tremendamente realiste. Incedibile, nel calcio, è un termine che non esiste più. A maggior ragione nel mercato italiano della crisi. Offerte irrinunciabili non potrebbero che essere vagliate dall'Inter. Nonostante ciò si cercherà di trattenere i nostri giocatori più talentuosi. Questi in sintesi i concetti espressi dal dirigente nerazzurro. Nessuna rivelazione. Solo la nuda e cruda realtà. Che di questi tempi non può affascinare né piacere. Anche perché scopre un po' troppo le carte.

L'Inter non può essere al momento definita una big. Lo è per la sua storia, per la tradizione calcistica, per quei colori che si sono imposti fino a poco tempo fa su campi difficili strappando vittorie incredibili. I big che popolavano l'Inter pian piano se ne sono andati. I contratti sono scaduti o li si è fatti scadere anzitempo. La voce tagli (ingaggi e stipendi) ha avuto la meglio. Tutto ciò si è reso necessario in maniera urgente. Ora l'Inter affronta l'ennesima stagione complicata e come nelle precedenti si augura ardentemente che sia l'ultima. La classifica non sorride ma non è nemmeno compromessa. I nerazzurri si aggrappano ad una nuova ancora di salvezza. Roberto Mancini. L'uomo del passato. Chissà, l'uomo del futuro?

Dichiarazioni troppo realiste concedono punti in fatto di coerenza ma non aiutano a costruire l'immagine di una società che cerca di tornare ai vecchi fasti. Dichiarare di aver perso lo scettro di big, anche se è un dato piuttosto evidente, non è certo una pubblicità positiva. Né per chi rimane, né per chi in futuro potrebbe voler venire. Quanto grande deve essere la società che si presenta a bussare per Kovacic e Icardi? Quanto irrinunciabile deve essere l'offerta? Se si parte da un concetto di incedibile il prezzo salirà vorticosamente. Se invece ci si dichiara disposti ad accontentare i diretti interessati sembrerà tutto più fattibile. Più semplice.

Una big caduta in disgrazia non può accettare di guardarsi allo specchio per come è. Non può deprimersi. Non può smettere di sognare. Non può e non deve. L'Inter è ancora una big? Lo è per Erick Thohir, che non smette di ripetere che l'Inter dovrà tornare a far parte dei 10 club calcistici più importanti nell'arco di pochi anni. Lo è per Mateo Kovacic, che non disconosce nell'Inter, seppur in un momento di difficoltà, quel sogno che lo ha portato a fare le valigie e a trasferirsi a Milano. Le difficoltà ci sono, ma l'anima non può essere tradita. Non si tratta di mentire a se stessi illudendosi di essere la grande squadra di un tempo. Ma nemmeno radere al suolo tutto ciò che ci lega agli anni in cui eravamo grandi. Attraversare momenti di difficoltà fa parte del nostro dna nerazzurro. Pazzo e discontinuo. Se c'è una cosa che abbiamo imparato è che non si molla così facilmente. Prima o poi succederà. Prima o poi torneremo. A dispetto di chi fa fatica a crederci.

Twitter @SBertagna