L’inter vince anche quando non gioca e progetta il suo avvenire con meticolosità certosina. Il capolavoro estivo, avviato con gli introiti della cessione di Ibrahimovic, ha permesso l’immissione dei vari Lucio, Thiago Motta, Sneijder, Milito e Eto’o, seguiti in questa sessione invernale da Pandev (capolavoro) e dal promettente Mariga, soffiato per problemi burocratici al sempre vigile Roberto Mancini che lo avrebbe accolto nel suo laboratorio City. I campioni d’Italia escono notevolmente rinforzati da questa finestra di riparazione. Unico neo: la scarsa insistenza nel ricercare un esterno sinistro difensivo considerando l’impossibilita di intavolare una trattativa produttiva con Lotito per Kolarov . Fortunatamente, per volere del giocatore, è saltato l’arrivo di Jankulovski, che in nerazzurro durante le partite al “G.Meazza” avrebbe scaldato le poltrone della tribuna rossa…scampato pericolo. Sul valore di Pandev si avevano pochi dubbi al riguardo: l’attaccante macedone, vero e proprio fiore all’occhiello nei trasferimenti del mercato italiano, rapporto qualità-prezzo decisamente conveniente, poliedrico al punto tale da poter ricoprire tutti i ruoli e tutti i moduli nel reparto avanzato…figliol prodigo. Attesa sesquipedale per capire invece il reale valore di McDonald Mariga Wanyama. Il gigante kenyota potrebbe garantire oltre ad un salutare turn over, quell’apporto, soprattutto in termini di intensità, prerogativa indispensabile per fronteggiare le grandi d’Europa. Trovandosi poi al cospetto di un giovane di 22 anni, Josè da Setubal, che ama profondamente questo tipo di calciatori (Essien, Mikel e Muntari tanto per citarne qualcuno), avrà la possibilità di plasmarlo tatticamente e tecnicamente, al punto da poterlo utilizzare nel rombo come mezz’ala con licenza di offendere, o frangiflutti a protezione dei corazzieri nerazzurri. Un acquisto non considerato realmente per l’importanza che potrebbe assumere, al punto da rappresentare quel quid inaspettato …la nostra Africa. Continuando nella carrellata arriviamo inevitabilmente alla nota dolente: Amantino Mancini. Finalmente si è avuto il buon senso di lasciar andare un giocatore che dopo l’arrivo in pompa magna di un anno e mezzo fa, seguito da un buon primo mese di rendimento, a concluso psicologicamente la sua avventura all’Inter. Una serie di prestazioni imbarazzanti, che hanno spazientito pubblico e amareggiato il sottoscritto che credeva ciecamente nelle qualità di un giocatore, che pur essendo predisposto all’incostanza di rendimento, nelle giornate di luna buona, a Roma, estasiava il caloroso pubblico giallorosso con giocate d’autore e incisività comprovata. Amantino invece nella sua triste storia nerazzurra si è imbolsito, trascinandosi stancamente, fino ad arrivare al crollo sia psicologico che fisico. A differenza del suo collega di reparto (e di sventura) Quaresma, al quale il generoso ma allo stesso tempo esigentissimo pubblico "bauscia" non ha concesso prove d’appello, condannandolo celermente alla "sindrome di San Siro", Mancini ha potuto beneficiare di immunità sproporzionata. Probabilmente il trapasso sull’altra sponda del Naviglio comporterà un risveglio fisiologico (fare peggio sarebbe impresa titanica da tramandare ai posteri), ma il senso di abulia lasciato ad Appiano Gentile lascia dubbi e perplessità. Paradossalmente l’Inter dovrebbe sperare in una resurrezione del brasiliano nell’angelico Milanello che convinca il Milan ad esercitare il diritto di riscatto della comproprietà, qualche volta i miracoli avvengono…Particolarmente antipatiche sono comunque risultate le dichiarazioni rilasciate da un giocatore che non più tardi di 9 giorni esultava spassionatamente per la pennellata di Pandev. Tra le perle di saggezza rilasciate nella conferenza stampa di presentazione per i suoi nuovi tifosi, tralasciando “A Milanello vedo una atmosfera diversa”, esilaranti sono risultate battute come “Ho buttato via sei mesi” (immaginiamo i pensieri del buon Moratti che ha elargito regolarmente il compenso pattuito nonostante il ruolo non richiesto di spettatore non-pagante), per poi proseguire con l’impareggiabile ”Il Milan ha più gioco, gioca un pò meglio: l'Inter è una squadra forte ma il Milan è allo stesso livello con caratteristiche diverse” (evidentemente siamo stati catapultati in una realtà onirica e parallela), per la serie: è due volte colpevole chi nega la propria colpa…addio, senza rimpianti. I "dilaniati" supporter nerazzurri si potranno consolare con una rosa omogenea che rispecchia perfettamente il filone intrapreso dopo la cessione del genio svedese. In attesa di individuare il big di centrocampo da inserire nella prossima campagna acquisti, dei vari Ranocchia e Mario Fernandes (in lista d’attesa), e del bambino Coutinho, che lancia inequivocabili segnali di bagliore, prossimo a sbarcare nel “Belpaese” con l’apertura dei centri balneari. Se si considera poi un presente che registra il non trascurabile fatto che una squadra acquista Pandev e l’altra Mancini, tanti nodi vengono al pettine. Per la gioia di pochi…e la disperazione (comprensibile) del resto della masnada.
editoriale
L’INTER RILANCIA E RADDOPPIA, E IL FUTURO…
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