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editoriale
Non si offenda nessuno per carità, ma leggendo la lettera di Della Valle al Presidente Massimo Moratti, mi è subito saltato in mente un vecchio film di Francis Veber. Nella pellicola, ogni Mercoledi sera (e casualmente la lettera di DDL è stata scritta di Mercoledi...) un gruppo di "amici, ricchi e annoiati", organizza per tradizione la cosiddetta 'cena dei cretini', alla quale i partecipanti devono portare un personaggio giudicato stupido e riderne sadicamente per tutta la serata.Lo 'stupido' di turno stavolta sarebbe stato il nostro Moratti, mentre nelle vesti di commensali potremmo sarcasticamente immaginare gente come Moggi, Mazzini, Carraro, Bergamo, Pairetto, Galliani e Della Valle. Conditio sine qua non per far parte di questa ristretta cerchia di amiconi è l'avere alle spalle condanne derivanti dalla giustizia sportiva. Senza questa piccola caratteristica, bè amico mio...sei fuori.E' bello leggere di un Della Valle che 'folgorato sulla via di Damasco', invita Moratti a espiare le sue colpe, a purificarsi, a dare spiegazioni a noi tifosi i quali, senza il verbo proferito dal nostro presidente, non riusciremmo più a condurre una vita sana e normale.MM fa bene allora a rifiutare l'invito perchè sarebbe difficile poter spiegare per quali motivi l'Inter non vinceva nulla da anni, per quale motivo Juve e Milan sono rimaste per decenni impunite nonostante 'tutti sapessero'. Forse, tutte le risposte a queste domande, sono meglio conosciute dallo stesso DDV e dai suoi commensali.Moratti ha subito e in modo sacrosanto dichiarato: "che quella li è una rimpatriata" e quindi lui, che è stato sempre fuori dai giochi, avrebbe ben poco a che spartire. Inutile ripetersi, sarebbe davvero noioso il nostro Presidente ad una cena con altra gente con la quale non si potrebbe parlare in maniera trasparente di calcio in virtù di tutti i loro precedenti.Strano che tali delucidazioni vengano promosse solo da coloro che sono stati condannati. Le chiedono in coro, all'unisono, sia Della Valle che Galliani, ossia i massimi rappresentanti di due delle società punite (giustamente) ai tempi di Calciopoli. Che casualità...In ultima analisi, mi preme anche molto sottolineare un passaggio della lettera di DDV in cui dice: "[...]perché i destini di due società amiche come le nostre, che condividevano gli stessi principi e gli stessi valori, abbiano avuto trattamenti diversi e destini diversi". Caro Diego, ti rispondo io, l'Inter e la Fiorentina non so da quale punto di vista siano società amiche, ma bypassando questo, vorrei capire quali valori e quali principi condividano una società che chiamava in FIGC per avere favori in vista di una ormai quasi certa retrocessione e un'altra invece che veniva chiamata per essere buggerata in nome di una imparzialità fittizia che aleggiava nel calcio italiano.Facile proseguire coi luoghi comuni, ma questa è la classica 'italietta', il paese in cui tutto finisce a tarallucci e vino e nel quale per tutti vige il principio del 'volemose bene'. Ma noi si sa, siamo l'Internazionale e con l'Italia c'entriamo ben poco.
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