editoriale

La consapevolezza di Moratti conforta Strama: le ombre ora sono lontane

Daniele Mari

Massimo Moratti è cambiato. Gli anni dei grandi successi hanno lasciato al presidente nerazzurro una consapevolezza tutta nuova. Una consapevolezza che ha cancellato quella frenesia che spesso ha rappresentato il peggior limite della sua...

Massimo Moratti è cambiato. Gli anni dei grandi successi hanno lasciato al presidente nerazzurro una consapevolezza tutta nuova. Una consapevolezza che ha cancellato quella frenesia che spesso ha rappresentato il peggior limite della sua gestione. Moratti sa che per aprire un nuovo ciclo c'è bisogno di tempo e sa anche che affidarsi ad un tecnico oggettivamente inesperto, con una squadra tutt'altro che irresistibile, richiede una dose di pazienza non indifferente, una caratteristica mai stata di casa in Corso Vittorio Emanuele.

Stramaccioni è un allenatore di talento (alcune intuizioni sono assolutamente indiscutibili e l'apice è stato toccato proprio allo Juventus Stadium) ma è pur sempre un esordiente, un neofita a questi livelli: inevitabile che sbagli. Moratti questo lo sa ed è per questo che la frase ripetuta ossessivamente è sempre la stessa: "Stramaccioni è una persona di qualità che ha fatto un'esperienza assolutamente nuova. Quindi, è ammissibile che ci siano delle situazioni che non siano tutte positive nel risultato, ma l'importante è che lo siano nell'esperienza, valide per il futuro".

Moratti sa meglio di chiunque altro che il progetto tattico di Stramaccioni era, a luglio, ben diverso da quello attuale. Moratti sa che la rosa messa a disposizione di Stramaccioni è ben diversa (numericamente e qualitativamente) rispetto a quanto preventivato in estate. Moratti sa che il progetto legato a Stramaccioni è un progetto che ha bisogno di tempo (il rinnovo fino al 2015 è emblematico in tal senso).

Questa consapevolezza, che fa accettare al numero uno nerazzurro le cadute e le battute d'arresto con un aplomb ben diverso rispetto agli anni passati ("pronto Lucescu?", è una battuta che un Ranieri, piuttosto che uno Zaccheroni, non avrebbero mai sentito), conforta Stramaccioni in vista della prossima stagione.

La suggestione Mourinho è frenata da motivi puramente economici (un bilancio che si chiuderà a meno 70 milioni non consente voli pindarici su un tecnico che ha appena incassato 14 milioni di euro in un solo anno) e gli altri tecnici che sono stati accostati all'Inter (da Simeone a Mazzarri fino a Lucescu e Spalletti) stanno piano piano perdendo consistenza, tra rinnovi più o meno accelerati dalle voci messe in giro ad arte sull'Inter.

Stramaccioni può sbagliare. E' questa la semplice, ma enorme, differenza rispetto al passato. Certo, non può crollare questo è evidente. Ma il suo futuro dipende ancora da lui e questo è un segnale importante. La società si sta muovendo per tempo sul mercato, i giocatori acquistati e trattati danno l'idea di un progetto tattico ben definito (il 4-2-3-1 sognato da Strama a luglio con Lavezzi e Lucas) e Moratti dimostra di credere ancora nel suo pupillo, come del resto fa anche lo zoccolo duro dello spogliatoio (da Stankovic a Zanetti, da Cambiasso a Ranocchia). La volontà di proseguire il progetto con Stramaccioni c'è. Solo cadute rovinose in serie potrebbero intaccare questa situazione.