editoriale

La grande vergogna

È curioso, ma la situazione che si sta delineando è talmente surreale da suscitare commenti ancora composti. Siamo inspiegabilmente ancora curiosi di sondarne le origini e le motivazioni. Fiduciosi che ci possa essere un motivo valido. Sviste,...

Sabine Bertagna

È curioso, ma la situazione che si sta delineando è talmente surreale da suscitare commenti ancora composti. Siamo inspiegabilmente ancora curiosi di sondarne le origini e le motivazioni. Fiduciosi che ci possa essere un motivo valido. Sviste, mediocrità, errori umani. Ma il catalogo delle motivazioni che potrebbero fare pace con i nostri animi alterati non si parla con quanto visto ripetutamente sul campo. Domenica dopo domenica. Sempre la stessa storia. Con lo stesso identico finale. 

Rigori evidenti, se rilevati nell'area degli avversari quando i nerazzurri attaccano, vengono ripetutamente ignorati dall'arbitro di turno che solitamente vede ma lascia correre. E alle (ancora piuttosto timide) proteste il capo supremo dell'ordine arbitrale risponde con spocchia, evidenziando il perfetto operato dei suoi e lanciando quindi un messaggio pericoloso. Non contano più i fatti nudi e crudi. Davanti ad un rigore non dato la risposta giusta potrebbe essere un "purtroppo l'arbitro ha sbagliato". Invece la rigida ostinazione nel difendere il proprio feudo, anche quando è indifendibile, insinua dubbi ancora più cupi. Ci fa pensare ad una linea ben definita alla quale, semplicemente, domenica dopo domenica, gli arbitri obbediscono.

Perché la vera assurdità è che se questo contesto ambientale fosse pervaso dalla buona fede, davanti alle decisioni che hanno danneggiato spesso in maniera lampante la nostra squadra, prima o poi, inconsapevolmente e anche solo per sbaglio, un rigore a favore lo avrebbero fischiato. Se qualcuno avesse intimato più attenzione (nessun favoritismo, solo quello che ci spetta) gli arbitri probabilmente sarebbero stati più attenti. Invece è parecchio strano che ogni arbitro faccia a gara per non essere il primo a macchiarsi con la concessione di un rigore all'Inter. Che cosa rischia? La stroncatura della carriera? Nessuna possibilità di diventare internazionale? L'allontanamento dai maggiori campi di serie A? Ci piacerebbe saperlo.

Sabato contro la Roma l'arbitro non solo non ha concesso quanto suggerito dal regolamento (la parte lesa è l'Inter, gli sbagli ai danni della Roma sarebbero arrivati dopo un rigore e l'espulsione di De Rossi: altra storia), ma ha anche permesso tranquillamente ai giocatori in campo di fare falli duri e pericolosi senza sanzionarli. È forse da questo atteggiamento permissivo che Castan ha ritenuto possibile azzoppare Icardi. Impunito. È forse da questo atteggiamento che De Rossi ha intuito di poter fare il bello e cattivo tempo strattonando Icardi per tutta la partita e rifilandogli anche un pugno in area. Impunito. Al capitano della Roma l'oscar per l'ottima prestazione. Dopo aver giocato a fare il pugile si è anche permesso di insultare il quarto uomo e di fingersi parte lesa. Vergogna, ha urlato con foga. Ha ragione. Se fosse un film, la partita di sabato sera avrebbe un unico e possibile titolo. Per quell'ostinazione ormai così palese nei nostri confronti, immune da ripensamenti e chirurgica nella sua applicazione. La grande vergogna. 

Twitter @SBertagna